Pubblicato il 17/07/2013 08:21:05
a Conchita Rafael Morales
Amo le cose che consumate brillano come se i crepuscoli fossero fermi in esse ardendo per sempre.
I bordi delle sedie raffinati dalla devozione chiara delle dita. I bicchieri trasparenti per servire sorgenti distanti. I selciati sottomessi all’ombra. Le vesti sfilate dall’aria.
Amo la loro affaticata servitù di diamante appagato, la sommessa passione dei loro silenzi.
Amo la loro anima d’autunno che fu alta e condivise gli occhi del miracolo.
Il loro modo di darci l’oblio, senza pianto né violenza, come una saggia prossimità che splende, come la mano dell’amore senza nessuno.
Amo i libri vecchi manipolati dalla luce, i ciottoli che stanno nella mano dove ardono paesaggi lontanissimi.
Perché va verso l’addio la loro lenta musica, si abbracciano all’ombra senza gemere, silenziose come il fuoco dimenticato delle lampade che restano sole al giungere dell’alba.
(da Herencia del otoño, 1980 - Traduzione di Tomaso Pieragnolo, vedi http://cantosirene.blogspot.it/2013/06/le-cose-consumate.html)
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