Andavo, a passi corti e al vento il petto,
- così a una signorina si conviene -
(ed era di mia nonna questo il detto)
come chi in tasca Primavera tiene,
sulla via della vita, disinvolta,
con la campagna intorno e sopra il cielo.
Salivo le mie scale a due per volta
e non pensavo al mondo e al suo sfacelo.
Andavo scalza verso l’orizzonte,
raccogliendo pervinche e ciclamini.
D’arcobaleno era tinto il mio ponte,
dei mille sogni grandiosi e bambini.
Ma un giorno volli allungare i miei passi
e cominciai ad inciampare nei sassi.
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