Pubblicato il 19/09/2018 02:32:30
La scena è terribile e straziante e un silenzio di morte incombe sul campo disseminato di corpi senza vita. Sono soprattutto donne e bambini e sembra un campo di battaglia. Ma non è un campo di battaglia, perché non ci sono armi sparse per terra. Solo corpi. E’ un campo di sterminio!Un uomo si aggira tra quei corpi straziati. Non è solo; con lui ci sono altre persone. Poche persone.L’uomo si ferma di colpo e si piega sul corpo di una ragazza. Ancora una bambina, in verità, ma le hanno squarciato il grembo. L’uomo le si inginocchia accanto, le accarezza il volto con infinita tenerezza, poi pone la mano destra sul grembo insanguinato; alle sue spalle i compagni piangono. Non lui! I suoi occhi sono ostinatamente asciutti e le labbra contratte, .ma un lampo d’odio profondo gli attraversa lo sguardo, mentre proferisce:“Chiamo gli Dei tutti degli Inferi a sostenere questo braccio fino a quando non avrò fatto vendetta di questo sangue innocente.”Quell’uomo era Viriato, il grande Guerrigliero, che per anni tenne in scacco le invincibili Legioni romane in Lusitania. Era scampato all’eccidio solo per un caso e quella ragazzina era sua figlia.In quella circostanza dai loschi contorni e in un clima di ferocia tale da suscitare orrore nella stessa Roma, perirono circa 30 mila persone Che cosa era accaduto?I bagliori delle fiamme di Cartagine che bruciava erano ancora vivi quando i romani occuparono la Lusitania, nella penisola iberica, zona ricca di monti e foreste, ma povera di pascoli, dove la principale occupazione della popolazione era la razzia ai danni del vicino. Inutile ogni accordo con la popolazione locale, alla fine il console Sulspicio Galba propose e ottenne dal Senato Romano il trasferimento della popolazione in altra zona più produttiva, che fu fissato per il l50 a.C.Con la promessa di migliori condizioni di vita, dunque, Galba riuscì a convincere la popolazione, che adunò in un posto convenuto e divise in tre gruppi, pronto a trasferirla nella nuova destinazione. Il generale si raccomandò che non fossero armati, dal momento che le armi non sarebbero servite, là, dove erano diretti. Appena formati i gruppi, però, Galba ordinò all’esercito di circondarli e massacrarli tutti, donne, uomini e bambini.In realtà, non tutti si erano presentati all’appello. Fra quelli scampati al massacro, c’era Viriato, il quale condusse i compagni sul campo dell’orrore e in nome di tutti gli Dei degli Inferi, giurò che mai avrebbe deposto le armi contro Roma, fino a quando non avesse sparso fiumi di sangue romano per vendicare l’orribile misfatto.Chi era Viriato,?Viriato era l’uomo destinato, dopo quel sanguinoso episodio, a diventare il nemico più temuto di Roma.Da tutti ammirato, perfino dagli stessi nemici, Viriato proveniva da una famiglia di umili origini. Fin da giovanissimo la sua occupazione fu quella del brigante e del mercenario, come era uso presso le barbare tribù lusitane. Dotato di straordinaria forza fisica, resistenza alle fatiche, alla fama ed alla sete, il giovane avrà modo, in seguito, di dimostrare di possedere anche doti di diplomazia. Soprattutto, però, possedeva un intuito militare e strategico fuori del comune ed aveva un modo di combattere tutto nuovo e particolare: non affrontava il nemico a viso aperto e con le forze al completo, ma lo coglieva di sorpresa con un manipolo di uomini. In questo era anche favorito dall’impraticabilità del terreno su cui si muoveva e che conosceva perfettamente..Grande trascinatore, nel 147 a.C. riuscì ad unire intorno a sé un numeroso esercito tribale da opporre ai conquistatori romani, guadagnandosi presto il rispetto della sua gente, ma anche dei nemici, soprattutto quando, con uno stratagemma riuscì a mettere in salvo i suoi uomini.Cominciò proprio con quell’episodio la sua leggenda di guerriero intrepido, imprendibile ed imbattibile. In una sola parola: l’incubo dei romani.Partì da Carpetania, che devastò, mettendola a ferro e fuoco. Qui, diede prova della misura del suo odio verso Roma, mettendo in scena una macabra cerimonia: sacrificò un cavaliere romano fatto prigioniero ed invitò i suoi uomini a giurare odio eterno a Roma, facendo mettere loro la mano destra nelle viscere della vittima.La più grande vittoria, Viriato l’ebbe nello stesso anno, contro il comandante romano Caio Vetilio.Romani e Lusitani erano già pronti alla battaglia, schierati gli uni di fronte agli altri. Ma Viriato, con un gruppo di mille cavalieri attaccò di sorpresa le truppe di Vetilio, mentre, ad un segnale convenuto, i suoi uomini penetravano tra le fila dei soldati romani, li superavano e si davano ad una fuga sparpagliata.. Colto di sorpresa dall’insolito modo di guerreggiare e non potendo disperdere la cavalleria all’inseguimento dei fuggiaschi, il generale romano attaccò i cavalieri di Viriato, ignaro di cacciarsi in una trappola.Freschi e riposati, i cavalieri lusitani riuscirono ad allontanarsi e .Caio Vetilio si pose al loro inseguimento. Per ben due giorni il barbaro condottiero lo tenne impegnato con finte fughe e improvvisi attacchi, fino ad arrivare nei pressi di Trebula, dove si apriva una gola stretta e profonda. Simulando una nuova fuga, Viriato e i suoi cavalieri penetrarono nella gola, fino all’estremità. Vetilio li inseguì con tutto il suo esercito, ma rimase intrappolato nella gola. Qui, i Lusitani si erano appostati sulle alture ed avevano ostruito ogni via di fuga e di salvezza. Fu una strage. Seimila soldati romani vi trovarono la morte, tra cui lo stesso Vetilio. Negli anni successivi Viriato continuò la sua espansione verso l’interno, diventando l’incubo di Roma: la sua tattica di combattimento nuova ed inconsueta, stava creando una leggenda. Era nata la guerriglia e la lista dei generali romani sconfitti ed umiliati da questa sua nuova tattica di combattimento andò allungandosi. Dopo Vetilio toccò a Caio Plauzio e poi a Claudio Unimano il quale, dopo diverse scaramucce si scontrò con lui. Fu una sconfitta totale, nella quale perse tutte le insegne e perfino i fasci da generale. Ci proverà Fabio Massimo Emiliano, questa volta, a fermare il barbaro condottiero, forte di un esercito di 17 mila uomini, tra fanti e cavalieri. Seguirono alterne vicende.Toccò anche a Quinto Pompeo, ma fu ricacciato anch’egli. Intorno a Viriato s’era creata la leggenda e l’impegno romano si fece sempre più pressante. Al generale Quinto Fabio Serviliano furono consegnate due Legioni e perfino alcuni elefanti donati dal re della Numidia e all’inizio i romani ottennero qualche successo, ma poi, Serviliano assediò la città di Erisone. Correva l’anno 140 a.C. Viriato ruppe l’assedio e penetrò nella città costringendo i romani a ritirarsi in direzione di una valle percorsa da dirupi e fossati, in fondo alla quale il geniale guerrigliero aveva posto una fortificazione.Fu una sconfitta totale.Per evitare un massacro, Serviliano chiese la resa e Viriato la concesse, mostrando di possedere oltre a qualità strategiche militari, anche doti politiche e diplomatiche e non lasciandosi vincere da quel sentimento di vendetta che per anni lo aveva sempre sostenuto. Sapeva bene che se avesse massacrato quegli uomini in suo potere, Roma non avrebbe mai perdonato e Roma disponeva di risorse e mezzi illimitati. Così, il guerrigliero geniale e coraggioso si mutò in diplomatico fine e sottile. Le sue condizioni di pace furono miti e ragionevoli, tanto da riconoscergli da parte dei Romani, il titolo di “Amico del popolo romano” e perfino il dominio sui territori conquistati. Viriato, però, eroe schietto e leale, non aveva fato i conti con l’arroganza del Senato di Roma il quale nemmeno un anno dopo, impugnò il Trattato e gli inviò contro un potente esercito al comando del console Servilio Cepione. Il grande guerrigliero, però, non aveva intenzione di riprendere le ostilità, ma Cepione dette inizio ad una serie di provocazioni. Ogni tentativo di Pace fallì, ogni trattativa naufragò, soprattutto l’ultimo, che si mutò in un atto di tradimento da parte di tre dei suoi stessi uomini. Che cosa era accaduto? Per l’ennesima volta, Viriato aveva inviato ambasciatori al campo romano per negoziare un nuovo accordo. Si trattava di tre uomini di sua fiducia, che il console romano ricevette sotto la sua tenda e che dopo un lungo discorso riuscì a corrompere. Quando i tre tornarono al campo per riferire, di notte, sotto la tenda di Viriato, lo pugnalarono alla gola e fuggirono. Al campo romano, dove tornarono per la ricompensa, furono scacciati in malo modo.Il cordoglio per quella morte fu grandissimo; il popolo pianse il suo grande Condottiero e gli tributò eccezionali onori funebri. Viriato aveva perso la vita, ma la penisola iberica aveva perso la sua indipendenza.
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Maria Pace, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|