Pubblicato il 16/09/2013 00:33:41
E tu piccola compassione - donna che sorridi al taglio nel tuo corpo provvisorio e come intinto in una nebbia che non chiarisce mai fin dove sia il principio - né la fine - mentre i congiungimenti pieghe irrisorie - sorrisi doverosi e stanchi sotto agli occhi. Di ben altro sai - sappiamo noi ben altro che quel povero mortificarsi delle carni quando rispondono ai rintocchi insistenti di mendicanti - il palmo nero nella mano a bussare conosciute, oltrepassate porte. Allora si prepara un focolare per l'inverno - si accoglierà chi entra fiero con la testa eretta - lancia che non spunta quella pena di saperci fascine quasi pronte per la fiamma. E simuleremo uno stupore antico - un gioco di ricami su una tela che fin da prime stanze fatte pietra qualcuno si provava a disfare ma il fondo rimaneva sempre oscuro. Anch'io su questa scena sono muta - dove nel dare un nome e solo quello non lasciano finestre per le cose. Allora ascolto il suono degli sguardi - non hanno mai le scarpe né i vestiti, soltanto una richiesta a mano tesa - gli offro un po' di terra che ha il mio odore e tremo nell'attesa - come già sdraiata.
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