Pubblicato il 07/08/2009 01:41:00
Ecco qua un libretto “minimo”, piccino, senza fronzoli, quasi sparuto tra le mani del lettore, anche la copertina, pallidina, non si fa notare, quasi fa tenerezza, pensato in uno scaffale, in mezzo a libroni, lui che non ha nemmeno la costola, solo due piccole graffettine argentee. Ma poi, appena superata la prima pagina in cui, bizzarramente disposti, stanno i titoli dei raccontini che compongono il libro, un mondo, reale, vivo – grande – si apre agli occhi del lettore. Nei racconti, malgrado la minima dimensione del formato, vi è di tutto, e tutto a posto, parole, sintassi, lettere, frasi, nomi e quant’altro…spesso ciò che apparentemente manca è il senso. Ma allora se manca il senso, che senso ha? Ebbene ce l’abbia, leggendo scatta spesso il raffronto tra il letto ed il vissuto, bene, spesso anche il vissuto che ci ricordiamo bello e nitido non ha alcun senso, proprio come il librino del bravo Costa ci rammenta. Il primo raccontino narra di una persona che diventa (ritorna?) analfabeta, in un guizzo di noir kafkiano dipinge l’angosciosa situazione in cui si trova il protagonista, non sense? Niente affatto, quanti non sanno più leggere? Tanti, troppi, a parte i libri, che non legge più nessuno, ma anche leggere chi ci sta intorno è diventato assai raro, difficile, dimenticato – ahimè. Dopo questa prima riflessione intitolata, simpaticamente “abbicì” ne seguono altre, sempre sul filo dell’ironia in cui alla polvere del quotidiano si mischia quel guizzo di fantasia, cavalcato con grande abilità da quel “birbone” dell’autore, in cui fatti apparentemente avulsi dalla realtà ad uno sguardo più attento ci appaiono “più reali del re”, come cartine tornasole mostrano una realtà intrinseca al vivere quotidiano, che spesso sfugge agli occhi. L’autore, oltre che abile tessitore nel creare istantanee dalla profondità spesso notevole, padroneggia con garbo un bellissimo linguaggio, in cui alla fantasia mescola giocondo l’arbitrarietà della precisa grammatica, ma a volte se ne infischia. Il linguaggio del Costa a volte scorre fluido e canterino come un ruscelletto, alle volte scorre brontolando come fiume di grande portata, altre volte sembra di essere ad un ansa in cui materiali disparati si ammassano, salvi, per poco, dalla corrente, in dette anse di pensiero si accumulano parole, assonanze, ripetizioni, con toni che riecheggiano il Palazzeschi delle burle più ben riuscite. Le pagine del libretto non sono nemmeno numerate, non so quante sono, ma di contarle non mi va, perché è come uno di quei rompicapo, in cui migliaia sono le possibili soluzioni e le forme che il rompicapo può assumere, in questo caso con meccanismo parallelo ma opposto, il libro e le sue ordinate paginette possono assumere innumerevoli aspetti, significati, coloriture, che non serve contare, chiedono solo di essere gustate, perché, come si accomiata l’autore al termine dell’ultima storia “Si sa, ci vuole pazienza, e fantasia, per vivere tutto.” E la fantasia che di certo non manca all’autore è la grande protagonista di questo “fuorirotta”, e anche fuori dagli schemi, ma permeato di grande e densa fantasia, che sembra essere l’unico modo per poter ancora oggi sollevare il velo del grigiore quotidiano e poter dire con aria tra lo stupito – ma poco – e il divertito che il re è, ancora, nudo, e per non vederne l’orrore meglio rifugiarsi tra le paginette di questo libretto, piccino, piccino ma tanto grande.
Il librino non è presente nelle librerie. L'autore ci ha comunicato che è possibile riceverlo gratuitamente facendone esplicita richiesta (chi fosse interessato ce lo può comunicare all'indirizzo di posta elettronica redazione@larecherche.it, provvederemo ad inoltrare la richiesta all'autore).
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