Pubblicato il 03/09/2013 21:17:11
Un poeta che parla di morte vale di più. Uno che abbia almeno toccato un cadavere. Uno che scopra l’enigma del ridere nei geloni delle ossa. Che disseppellisca la carne sua. Riconoscerlo dalla forma delle ciglia, dal segno d’aquila sulla fronte, dal sole che mugola sull’argento dello sguardo, può squarciare il tuo occhio.
*Arben Dedja, nato nel 1964, medico e poeta albanese,
vedi http://www.disp.let.uniroma1.it/kuma/poesia/kuma13dedja.html
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