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Usignolo,Nadia sente-Lo stesso mare

di Amos Oz 

Proposta di Amina Narimi »

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Pubblicato il 01/11/2012 21:54:35

-Usignolo-

 

Nadia Danon:poco prima di morire un usignolo su di un ramo

l'aveva svegliata.Erano le quattro di mattina,prima ancora che fosse luce:Narimi narimi diceva l'usignolo.

 

Che cosa sarà di me quando morirò?Sarò suono o sentore?

Forse nulla di tutto questo.Ho iniziato una tovaglietta.Chissà se

riuscirò a finirla.Il dottor pinto è ottimista:quadro stabile,

dice.Forse la sinistra un po' meno bene,ecco.La destra

pulita.Le lastre parlano chiaro.Guardi lei stessa:nessuna metastasi.

 

Quattro di mattina prima che sia luce:Nadia Danon

comincia a ricordare.Formaggio di capra.Un bicchiere di vino.Uva.

Fiato di sera lento sui colli a Creta,sapore d'acqua fresca,un

pino che stormisce,un'ombra di montagne che si posa su

tutta la pianura.Narimi narimi cantava l'usignolo,laggiù.Ora

mi siedo e ricamo.Prima che sia mattina avrò finito.

 

-Immerso nel buio a indovinare la luce-

 

Vedovo e padre.Un uomo rispettabile.Onesto.

Nel suo letto la notte vegogna.

Oltre il muto giace una donna.

 

Il sonno smarrito.lei sola.

Oltre il muro nuda sul fianco

mia sposa diletta.piccola.Mia.

 

Accende la luce al capezzale

Nella foto ecco suo figlio.sua moglie.

Si trascina in cucina.Deve bere.

 

Beve.tirna in camera.Si siede.

Lo sguardo perduto sullo schermo.

Digita sulla tastiera:brutta estate.

 

dal nero giardino lo chiama un usignolo

immerso nel buio a indovinare la luce.

Narimi Narimi.Come non ricordi?

S'alza.Vorrebbe andare a coprirla

un'ala paterna posarle sul sonno.

Ferma l'istinto.torna al suo letto.

 

Rinnega il corpo.Si gira.Che fatica.

Accende.Le cinque del mattino.

In Tibet già le nove.

 

-Elegia di mare-

Poco prima ch'io morissi,un usignolo su un ramo mi traviò-

Narimi mi sfiorò la sua piuma lanuginosa e poi tutta m'avvolse

placenta salmastra di mare

 

il vedovo di me,la notte fa di cera il suo giaciglio:colei che

l'anima sua ama,

dov'è andata? L'orfano smarrito carpisce segni.

Sposa bambina tu sei per loro,per te la mia camicia

e l'amor di loro.Svaporata è la mia carne.Ponimi a sigillo

sopra il tuo cuore.

 

-Nadia sente-

L'usignolo l'ha svegliata.Supina a occhi chiusi pensa a che

cosa resta oltre

alla tovaglietta che ha cominciato a ricamare e fors'anche finirà.Resta.

il desiderio che il dolore s'allontani

che tutto s'allontani senza lusinghe.

Nadia riposaa ormai distante dalla base di lancio,a fluttuare

per la Via Lattea:

la stella donde è scoccata s'è fatta remota e minuta,

non c'è più modo di ritrovarla tra le miriadi di altre.

Un usignolo su un ramo la chiama e Nadia giace cancellando

il bene e il male.

Risciacqua come una donna che finisce di lavare la stanza e

cammina a ritroso verso l'uscita trascinando con sè secchio e

spazzolone:ora non le resta che da lavar via dall'ultimo tratto di

pavimento l'impronta dei propri piedi.

Il dolore ancora dorme:questo corpo nemico non s'è

svegliato con lei al canto dell'usignolo,esso e tutte le sue lame.

Persino il pudore,suo eterno compagno di vita.se n'è andato.

Ha smesso di rodere.tutto l'abbandona

e Nadia lascia tutto come un frutto il ramo.Non perchè

qualcuno l'abbia colto,no,piuttosto cedevole cade.

Adesso alle quattro di mattina Nadia è più sola che mai,

non come una donna malata che sente un usignolo in giardino

sola come un usignolo senza giardino senza ramo senza ali.

La mano smunta si posa sul seno avvizzito perchè d'un

tratto un momento

il canto dell'usignolo diventa ciuccio in una culla la notte,labbra

d'infante schiuse

a sollecitare il capezzolo,

oppure no,non è un infante ma un uomo che viene l'afferra

e un cerchio disegna

preme e accarezza,tiene fra le labbra e con la lingua

le traccia il seno

fremiti che scendono sin dentro la spina dorsale

ma così gli aghi cattivi della malattia si svegliano

e come un bambino al buio Nadia si mette un dito in bocca.

Narimi narimi è passato e ora ha bisogno di una puntura


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