Pubblicato il 05/12/2007
Sono passati lunghi anni dal mio primo incontro con il Tango. Erano gli anni in cui Parigi era sotto l’assedio tedesco e io mi trovavo in sudamerica per respirare un’aria più tranquilla e sistemare certi affari lasciati in sospeso dall’improvvisa morte di un mio prozio. In una afosa giornata mi ero recato in città per incontrare alcuni fittavoli; ben dopo un polveroso tramonto mi misi sulla strada di casa ma l’improvvisa piena di un torrente, solitamente tranquillo, me la fece trovare sbarrata. L’avvenimento, vista l’ora tarda, mi costrinse a chiedere asilo a una silenziosa locanda che sonnecchiava nei pressi; dopo una frugale cena in compagnia di un pugno di guardinghi ma pacifici gauchos venni sistemato in un corridoio, tra pelli, bauli e mormorii, e fu subito l’oscurità più totale. Malgrado la stanchezza e l’essere avvezzo anche alle scomodità, il sonno mi era precluso da una voce, non forte, che pareva venire dal corpo di un vecchio, vecchio di mille e più anni, la quale raccontava di gesta antiche, di coraggio e di coltelli, di praterie e di sentimenti. Molto sommessamente, prima in sordina e via via più evidente, il suono di un bandoneòn cominciò ad accompagnare la voce, che, accordandosi al respiro dello strumento, si fece modulata, quasi un canto; da un altro punto dell’oscurità spuntò la voce di un violino a sottolineare i punti più intensi di quel racconto a due voci. Vinto dalla curiosità mi sollevai, con un cerino e quel che restava di una candela di sego, feci luce nell’oscurità dell’angusto corridoio e vidi, con sorpresa, ma come se me lo fossi aspettato, una coppia che ballava, stretta in un abbraccio, gli occhi serrati e le labbra increspate dall’emozione. Quale fu la mia sorpresa quando mi accorsi che la voce che credevo millenaria apparteneva ad un ragazzo poco più che ventenne, dalla pelle chiara ma abbronzata e gli occhi glauchi. Poco dopo caddi in un sonno profondo popolato da sogni antichi; al mio risveglio non vidi più nessuno e nel mattino carico di vento me ne andai con qualcosa di inesorabile nel cuore.
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