Il nucleare e l'acqua: nessun dorma
Stella Bianchi - L'Unità
Abbiamo sempre espresso con forza la nostra contrarietà al piano di ritorno al nucleare voluto dal governo Berlusconi. Lo ripetiamo da mesi e con motivazioni tutt`altro che ideologiche. Secondo il piano approssimativo del governo dovremmo importare una tecnologia vecchia e non ancora sperimentata, sopportare costi altissimi e per di più incerti, tempi lunghissimi di realizzazione degli impianti senza alcun piano certo di gestione delle scorie radioattive, neppure di quelle già esistenti nelle centrali non ancora smantellate.
Il ritorno al nucleare voluto dal governo è una scelta sbagliata che non ha il consenso dei cittadini e che tanto più va ripensata ora. La tragedia giapponese dimostra con chiarezza un fatto semplice e terribile: non è eliminabile il rischio di un incidente in una centrale nucleare. Neppure nel paese più attrezzato al mondo contro il rischio di terremoti e maremoti.
Certo, in Giappone è accaduto qualcosa di eccezionale, un terremoto e un maremoto di intensità fuori dall`ordinario. È poco probabile che accada un evento del genere. Così come è poco probabile che si verifichino incidenti di altro tipo in una centrale nucleare che rispetta tutte le norme di sicurezza. Poco probabile ma non impossibile. E quella scarsa probabilità va misurata con le conseguenze. I danni possono essere incalcolabili. Vasti territori contaminati per migliaia di anni, la salute degli abitanti e di un numero indefinito di generazioni future a rischio, malattie che si sviluppano negli anni e malformazioni nei nuovi nati. Questo è già accaduto. Sta a noi imparare la lezione, agire davvero secondo il principio di precauzione, ispirare i nostri comportamenti, le nostre politiche, le nostre attività economiche inclusa la produzione di energia alla necessaria umiltà nei confronti della natura e al rispetto dell`ambiente per noi e per le generazioni future.
Da Fukushima arriva una lezione per tutti. Per la Germania, per la Francia, per gli Stati Uniti. Solo in Italia il governo ha tentato per giorni di negare la realtà per poi dichiarare una moratoria di un anno rispetto al proprio piano nucleare. Parole mentre gli atti, come il decreto sui criteri per la localizzazione dei siti, stanno continuando il loro percorso. Opportunismo sulla pelle dei cittadini, un tentativo di distrarre dal referendum che non farà molta strada. Noi saremo città per città a sostenere le ragioni del sì per fermare il nucleare e di una idea per il futuro del nostro paese che è nell`economia verde e in un piano nazionale fondato sull`efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili.
Allo stesso modo siamo per il sì all`acqua pubblica e per il no alla privatizzazione forzata imposta dal governo Berlusconi e a questo uniamo una nostra proposta di legge.
Lo abbiamo denunciato più volte: il decreto Ronchi sottrae alle comunità locali la possibilità di scelta e le obbliga a svendere un patrimonio prezioso per la collettività. Crea le condizioni perché si realizzino monopoli privati in un settore come quello del servizio idrico integrato, fatto di acquedotti, fognature, depuratori, che per sua natura è sottratto alla possibilità di concorrenza dopo l`affidamento del servizio.
Intorno all`acqua pubblica c`è un interes- se fondamentale per tutti noi, obiettivi irrinunciabili. La tutela di una risorsa scarsa e insostituibile per la vita. La garanzia a tutti, in ogni angolo del paese, di un servizio della massima qualità e a tariffe eque. Il rafforzamento del ruolo pubblico nella programmazione del servizio e degli investimenti, nella regolazione e nel controllo restituendo le scelte fondamentali ai cittadini attraverso i loro sindaci e affidando ad una autorità nazionale di controllo il compito di vigilare con poteri stringenti.
Ci vuole una visione di insieme, un quadro di regole certe che ridia stabilità a un settore così rilevante che è stato manomesso dai tanti frammentati interventi del governo Berlusconi. E insieme a questo va data priorità alla realizzazione degli investimenti con un`attenzione a facilitare con tariffe più basse le fasce sociali disagiate e le famiglie numerose.
Ciò che serve all`Italia è un piano paese per l`acqua, un programma ambizioso che garantisca che il
servizio di depurazione funzioni nell`intero paese, che
vengano ridotti sprechi e dispersioni dell`acqua, che sia migliorata la salvaguardia del territorio. Ci vuole una politica industriale per l`acqua, una sapiente gestione che unisca efficienza, efficacia, economicità, dimensioni di scala adeguate, tecnologie, competenze manageriali e organizzative. Solo così si potranno realizzare gli obiettivi di equità, solidarietà, riequilibrio territoriale, rispetto per l`ambiente e per le generazioni future che ci stanno a cuore.
[ Tratto da
http://beta.partitodemocratico.it ]
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