di Edo ricordo i colori
il pantalone arancio scoppiettante
la camicia arcobaleno
e sul far dell’estate
l’India addosso.
di Edo ricordo la bianca mano affusolata
che si librava a dirigere l’orchestra inesistente
dei suoi pensieri pacifici ed aggraziati
che ricadeva stancamente
come foglia oblunga appassita.
di Edo ricordo il dolore negli occhi
e il coraggio di non lamentarsi
del gioco perverso dei compagni/Compagni
che lo chiamavano frocio negli spogliatoi
e lo lasciavano a casa se c’erano donne nella comitiva.
di Edo ricordo la casa (a piazza Tuscolo)
sopra alla sede dei fasci
che con virilità di cotone nero
lo picchiarono una sera
per la maglietta rosa.
Edo era omosessuale?
non lo so, non chiesi, non me ne fregava niente.
ma non lo dimentico!
e non dimentico te, ora avvocato,
che davanti tacevi e dietro lo irridevi.
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