Pubblicato il 22/10/2017 06:47:21
Cineuropa News: Warsaw Film Festival (October 13-22, 2017) maintains its position as one of the top cultural events in Poland. With 119 features and 76 short films from 63 different countries, 5 competitive sections, FIPRESCI workshops and such new additions as industry event Warsaw Industry Days with Pitch & Meet Warsaw Coproduction Meetings and First Cut Lab, it refuses to settle. All the while trying to reflect the tumultuous reality of our everyday life.
'Blessed': A generational clash of ideals and reality by Vladan Petkovic:
18/10/2017 - Sofia Djama's feature debut is a dense, multi-layered film about two generations of Algerians six years after the Civil War In her feature debut, Blessed, Algerian filmmaker Sofia Djama shows a finely tuned instinct for human nature and relationships, and for social circumstances and how they influence them. The film world-premiered in Venice’s Orizzonti, and is now screening in the Warsaw Film Festival's Discoveries section. Taking place over the course of 24 hours in Algiers in 2008, six years after the Civil War which claimed hundreds of thousands of lives, the film follows two generations – one that was young and idealistic in 1991 when the war started, and the other one young and not so idealistic at the time of the events portrayed in the story.
Middle-class couple Samir (Sami Bouajila, winner of the Best Actor Award for Days of Glory, along with the rest of the cast) and Amal (Nadia Kaci, last seen in Lola Pater) belong to the former, and their 18-year-old son Fahim (Amine Lansari) and his friends Reda (Adam Bessa) and Feriel (Lyna Khoudri) to the latter. Amal wants to send Fahim to study in France, away from this country in which there is no future. She saw her generation's fight for democracy fail, and her disillusionment has made her bitter, which is reflected strongly in her marriage with Samir, a gynaecologist who performs clandestine abortions. "This is now your little protest against oppression," she hisses. And Fahim actually likes his life in Algiers. He is having normal, teenage fun, smoking hashish sold by Reda, a devoted Muslim who wants to tattoo a surah on his chest. The two of them hang out with Feriel, a liberal-minded young woman, bitter at religion and grieving for her mother, who, we assume, was killed in the war. An extended dialogue scene with the three of them lays bare their different ways of thinking. Reda plays some halal punk music ("faith through fury", as he describes the genre) in Fahim's room, and Fahim wants it to be loud only to annoy his left-wing, secular parents. As evening falls, and Samir and Amal go to celebrate their 20th wedding anniversary with friends, the youngsters go to exchange a couple of bars of hashish for Reda's tattoo, but a series of events will challenge their beliefs and opinions. Blessed is a multi-layered film, dense with ideas and questions that resonate far beyond Algerian society. Djama was clever to pick, and lucky to get, such a stellar cast and crew, and discover Khoudri, who got the Best Actress Award in Orizzonti. The cinematography by Pierre Aïm (Poliss, Welcome to the Sticks) shows Algiers in bleached colours, intensifying the feeling of lost hope, and the editing by Sophie Brunet (Blue Is the Warmest Colour) gives the film a hyper-realistic rhythm, leaving no doubt as to whether what we are witnessing is really the harsh reality of the time and place. Blessed was produced by France’s Liaison Cinématographique and Belgium’s Artémis Productions, with Bac Films handling the international rights. 'Going West': lascia entrare gli altri e fai uscire il tuo vero io. di Irene Silvera Frischknecht 12/10/2017 - La nuova fatica di Henrik Martin Dahlsbakken, in proiezione a Londra, è un'avventura di famiglia che scalda il cuore e parla dell'importanza di poter essere se stessi
Going West del filmmaker norvegese Henrik Martin Dahlsbakken, ora in proiezione al BFI London Film Festival, inizia con un montaggio di video amatoriali anni Ottanta, alternati a immagini di una ballerina in costume che danza freneticamente una morbida ballata; e questo ci dà subito il tono del film: nostalgico, ironico, selvaggiamente anticonvenzionale.
Sinossi: Kasper (Benjamin Helstad) è un giovane uomo che ha perso il suo lavoro alla scuola elementare dove insegnava musica, a causa del suo irresponsabile uso di alcolici. Licenziato, riceve una telefonata da suo padre ubriaco, Nils (interpretato da Reidar Sørensen), che si trova in una situazione altrettanto penosa. Nils non ha ancora lasciato l'appartamento da quando sua moglie Irene (Birgitte Victoria Svendsen) è morta, otto mesi fa. Da allora, Kasper e il padre hanno cercato di stabilire un rapporto e inaspettatamente si trovano uniti nel dolore quando Nils decide di accettare l'invito, destinato a Irene, all'annuale concorso di quilt su un'isola sperduta. Spinto dalla promessa fatta a sua madre, che lo aveva implorato di prendersi cura del padre e di divertirsi insieme a lui, una volta che lei non ci sarebbe stata più, Kasper accetta malvolentieri questo viaggio improvvisato, per rendere omaggio a sua madre e alla sua vecchia passione per il quilt. Padre e figlio si mettono in strada su un sidecar arrugginito e Nils si mostra apertamente e con nonchalance come travestito, dopo essersi lungamente nascosto. Con un pizzico di humor, una sfumatura malinconica e allegre melodie da road movie, Dahlsbakken esplora questo particolare rapporto padre-figlio e le conseguenze che questa accorata dedizione alla loro missione ha sulle persone che incontrano. Going West offre uno scorcio sugli appaganti paesaggi norvegesi, ma sceglie di concentrarsi sui suoi abitanti, sui volti e sulle storie in cui si imbattono i protagonisti durante il loro cammino. Quando il malandato veicolo li lascia a piedi, spunta fuori una vecchia fidanzata di Nick che li accompagna alla sua fattoria dove vive con suo marito tetraplegico. Nils e Kasper riescono a far breccia nel cuore del coniuge, inizialmente impenetrabile, che poi presterà loro la sua Jaguar, così che possano continuare la loro avventura; ma l'uomo raccomanda di trattarla con cura, perché a volte “fuoriesce quello che è dentro ed entrano cose da fuori”, metafora dell'esperienza che padre e figlio stanno vivendo e che cambierà la loro vita. Grazie a questa piccola avventura, nata un po' per caso, Nils e Kasper impareranno a permettere agli altri di entrare nelle proprie vite e a mostrare il loro vero io. Going West ha una struttura tradizionale ma offre una rappresentazione atipica, perché non sentimentale, dei suoi protagonisti. Sørensen dà un'interpretazione eccezionale di Nils, senza mai farlo diventare la macchietta di un travestito di mezz'età, ma muovendosi delicatamente nel territorio insidioso tra una cinica ironia e il pathos. Situazioni fuori dal comune sono trattate con disinvolta giocosità, mentre alle piccole tragedie del quotidiano vengono date affettuose attenzioni. Il risultato è un avvincente road movie familiare, in cui non è importante la meta del viaggio, ma le persone che i protagonisti incontrano mentre cercano di arrivarci. Going West è stato prodotto da FilmBros. Sarà venduto dalla danese LevelK. La nostra copertura per il 61° BFI London Film Festival è gestita in collaborazione con lo UK National Film and Television School's MA in Cinema, Organizzazione e Gestione. Un insegnante di musica disoccupato porta il suo padre transessuale in un viaggio in strada verso la costa occidentale della Norvegia, per onorare le eccellenti abilità di ricamo della madre deceduta.
Note: genere: fiction regia: Henrik Martin Dahlsbakken
data di uscita: NO 10/11/17 sceneggiatura: Henrik Martin Dahlsbakken
cast: Henrik Mestad, Iben Akerlie, Benjamin Helstad, Ingar Helge Gimle, Inga Ibsdotter Lilleaas, Marte Germaine Christensen, Anne Krigsvoll, Reidar Sørensen, Bjørn Myrene, Tuva Børgedotter Larsen
fotografia: Oskar Dahlsbakken
montaggio: Vidar Flataukan
costumi: Miriam Lien
musica: Johannes Ringen
produttore: Henrik Martin Dahlsbakken
produzione: FilmBros
Primo ciak per '9 lune e mezza', debutto alla regia di Michela Andreozzi di Vittoria Scarpa
20/06/2017 - L’opera prima dietro la macchina da presa della popolare attrice comica ha come interpreti Claudia Gerini, Lillo Petrolo e Giorgio Pasotti, ed è prodotta da Paco Cinematografica. Un viaggio al femminile alla scoperta degli infiniti modi di essere donne e madri: si preannuncia così 9 lune e mezza, il debutto alla regia di Michela Andreozzi, la popolare attrice comica, oltre che sceneggiatrice e conduttrice radiofonica, vista al cinema in Basilicata Coast to Coast, Nessuno mi può giudicare, Finalmente la felicità, fra gli altri. Prodotto da Isabella Cocuzza e Arturo Paglia per Paco Cinematografica con Vision Distribution, il film sarà interpretato da Claudia Gerini, Lillo Petrolo, Giorgio Pasotti, Michela Andreozzi, Alessandro Tiberi, Claudia Potenza, Massimiliano Vado, con la partecipazione di Stefano Fresi, Nunzia Schiano, Nello Mascia e con Paola Tiziana Cruciani. "La freschezza, l'originalità e le immediate adesioni raccolte sono per noi i migliori ingredienti per una promettente opera prima capitanata da una donna talentuosa, secchiona e molto simpatica”, commentano i produttori Cocuzza e Paglia. “Siamo fiduciosi che questa grande energia possa arrivare a tutti”. Scritto da Michela Andreozzi, Fabio Morici e Alessia Crocini, 9 lune e mezza racconta di due sorelle sulla quarantina che hanno due modi opposti di stare al mondo. Livia (Gerini) è una violoncellista bella e sfrontata, Tina (Andreozzi) è un timido vigile urbano. La prima convive con Fabio (Pasotti) un osteopata dolce e accogliente, la seconda con Gianni (Lillo) un collega ordinario e intollerante. Livia non desidera avere figli, mentre Tina tenta da anni di restare incinta: quando Tina, nella sua ricerca, inizia a perdere la testa, Livia, consigliata dall’amico ginecologo, l'audace Nicola (Fresi), decide di portare avanti una gravidanza per lei. Nei successivi nove mesi, Livia dovrà nascondere la pancia crescente, mentre Tina fingerà di essere incinta, dando vita a situazioni tragicomiche che coinvolgeranno anche la famiglia di origine: una mamma campionessa di ragù, un padre idealista e sognatore, un fratello neocatecumenale con moglie devota e quattro figlie femmine. Le riprese di 9 lune e mezza, appena cominciate, dureranno sei settimane e si svolgeranno a Roma e nella Regione Lazio. Il film sarà distribuito nelle sale da Vision Distribution.
12/10/2017 - Michela Andreozzi debutta alla regia con una commedia che affronta con coraggio temi di scottante attualità, come l’utero in affitto e le famiglie omoparentali. In sala dal 12 ottobre Si torna a parlare di utero in affitto nel cinema italiano, ma a differenza di Una famiglia visto all’ultima Mostra di Venezia, qui lo si fa col sorriso. Nel suo primo film da regista, 9 lune e mezza, la popolare attrice comica Michela Andreozzi non teme di affrontare tematiche scottanti: le nuove forme di genitorialità, le famiglie omoparentali, la voglia di maternità a tutti i costi, ma anche il sacrosanto diritto di non fare figli. E lo fa mettendo al centro l’amore tra due sorelle, incarnate dalla regista e da Claudia Gerini (in sala anche in Ammore e malavita dei Manetti Bros.), due donne con due personalità e stili di vita completamente diversi, che si ritrovano a condividere un’insolita gravidanza.
L’Italia, “un paese in cui ti posso donare un rene, ma non ti posso prestare l’utero”, è una delle battute con cui Andreozzi, anche autrice della sceneggiatura con Alessia Crocini e Fabio Morici, prende posizione nel suo film. “Non sono una fan della strumentalizzazione del corpo”, precisa la regista, “ma perché una donna non può offrire qualcosa di suo, se si tratta di un atto d’amore?”. Questo infatti è, nel caso di Livia (Gerini) e Tina (Andreozzi), fidanzate rispettivamente con Fabio (Giorgio Pasotti) e Gianni (Lillo Petrolo): la prima è iper fertile, ma non ha intenzione di mettere al mondo figli; la seconda non desidera altro che diventare madre, ma il suo corpo non glielo consente. Livia, rabbrividisce al solo pensiero della gravidanza e di portare un “alieno” nella pancia per nove mesi, ma dinanzi alla disperazione della sorella, accetta di prestarle il suo utero, su suggerimento del suo ginecologo omosessuale (Stefano Fresi), che con il suo compagno Manfredi (Massimiliano Vado) ha messo su famiglia più o meno nello stesso modo, però in Canada.
Il tutto deve avvenire, ovviamente, in modo clandestino. E le peripezie che accompagneranno questa folle gestazione, durante la quale una sorella dovrà nascondere la pancia mentre l’altra dovrà simularla con un cuscino sotto al vestito, oltre a creare situazioni esilaranti (alcune riuscite, altre un po’ meno), saranno il pretesto per tracciare un quadro variegato dei mille modi di essere donna e madre: da quelle che sfornano figli per volere di Dio (la nuora interpretata da Claudia Potenza, sposata con il neocatecumenale Vanni, alias Alessandro Tiberi) alle mamme “pentite” (Francesca Cifola in un travolgente cameo), passando per chi, incinta e single, l’uomo della sua vita ha deciso di partorirselo (la cantante Arisa in un altro cameo), e per chi, i figli, non ha proprio intenzione di farli e non se ne vergogna. Una commedia che è innanzitutto un inno alla libertà di scelta, supportata da una coppia di protagoniste affiatate, che sanno mischiare ironia e sensibilità nell’incarnare una sorellanza tenera, conflittuale, contraddittoria, come tutte le sorellanze.
9 lune e mezza è una coproduzione italo-spagnola di Paco Cinematografica e Neo Art Producciones, in collaborazione con Vision Distribution, che distribuisce il film da oggi, 12 ottobre, in 340 sale.
Sinossi ‘9 LUNE E MEZZA’ di Michela Andreozzi Due donne di oggi, due modi diametralmente opposti di stare al mondo: Livia e Tina sono due sorelle sulla quarantina, tanto unite quanto diverse. Livia (Claudia Gerini) è una violoncellista bella e sfrontata, dall’anima rock. Modesta, detta Tina (Michela Andreozzi), è un timido vigile urbano che ha buttato una laurea per il posto fisso. Entrambe hanno un compagno: Livia convive con Fabio (Giorgio Pasotti) un osteopata dolce e accogliente, Tina con Gianni (Lillo) un collega ordinario e intollerante. Livia difende da sempre la sua posizione di donna che non desidera avere figli, mentre Tina tenta da anni di restare incinta, senza risultato: quando Tina, nella sua ricerca, inizia a perdere la testa, Livia, consigliata dall’amico ginecologo, l'audace Nicola (Stefano Fresi), decide di portare avanti una gravidanza per lei. Nei successivi nove mesi, Livia dovrà nascondere la pancia crescente, mentre Tina fingerà di essere incinta, dando vita a una serie di situazioni tragicomiche che coinvolgeranno anche la famiglia di origine: una mamma campionessa di ragù, un padre idealista e sognatore, un fratello neocatecumenale con moglie devota e quattro figlie femmine. Il tutto lungo un percorso pieno di situazioni paradossali e incontri folgoranti di ogni tipo con la più varia umanità. Un viaggio al femminile di 9 lune e mezza alla scoperta degli infiniti modi di essere donne e madri.
Note: titolo internazionale: Nine 1/2 Moons titolo originale: 9 lune e mezza paese: Italia, Spagna
anno: 2017
genere: fiction regia: Michela Andreozzi
durata: 90' sceneggiatura: Michela Andreozzi, Fabio Morici, Alessia Crocini
cast: Claudia Gerini, Pasquale Petrolo aka Lillo, Giorgio Pasotti, Michela Andreozzi, Alessandro Tiberi, Claudia Potenza, Massimiliano Vado, Stefano Fresi, Nunzia Schiano, Nello Mascia, Paola Tiziana Cruciani, Graziella Marina
fotografia: Tani Canevari
montaggio: Luciana Pandolfelli
scenografia: Mauro Paradiso
costumi: Gemma Mascagni
musica: Niccolò Agliardi
produttore: Arturo Paglia, Isabella Cocuzza, Antonia Nava
produzione: Paco Cinematografica, Vision Distribution, Neo Art Producciones
distributori: Vision Distribution
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