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Pubblicato il 20/04/2013 21:30:40
Per chi vede un senso in tutto, anche le cose hanno occhi che conoscono la pena della luce - sanno perfettamente che in un piccolo tinello con le tendine di terital a schermare la finestra - o nel salone semivuoto dai leggeri toni beige dove troneggia fallico e culturalmente metabolizzato, eburneo linga, uovo fossile su essenzialmente strutturato tavolino - c'è la stessa domanda che passeggia e guarda con simpatia gli immortali oggetti - reperti intrisi di pietà e accondiscendente celebrazione del nostro attenderci un domani altro dal domani. E cantano, gli occhi delle cose, una canzone calda, in una lingua sconosciuta ma armoniosa, e sale verso il soffitto che si apre come un varco - sale oltre le cupole dei tetti, oltre gli archi della luce che rimbalza tra le nubi. Oltre noi che ci guardiamo credendoci diversi.
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