Pubblicato il 17/04/2009 06:45:42
Er monno era quadrato e io ce stavo drentro gl'artri, fora. Me guardaveno strano bussaveno sur vetro faceveno boccacce. Ristavo ferma e muta me spurciavo 'gni tanto co' le mano la faccia me asciugavo. Penzavo alle montagne alle liane alla pasce der monno prima delli schioppi e dei lacci. Pensavo a quer bojaccia che m'aveva presa co' l'inganno e, poi, m'aveva chiusa. Doppo, è arrivato un regazzino. Piagneva zitto co' du' manine bianche appoggiate alla lastra. Co' l'occhi me disceva: "Io nun so stato. Nun c'entro gnente co' chi t'ha catturato". Nun te condanno, fijo, nun ave' paura ma te scongiuro vattene che me ricordi la creatura che ho lasciato là nella radura.
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