Pubblicato il 27/02/2011 14:28:24
Il Messaggero Domenica 27 Febbraio 2011 Berlusconi contro la scuola pubblica: «Non educa. E mai adozioni ai single» Il premier ai cattolici: sosteniamo la famiglia. Ma è polemica di BARBARA JERKOV
ROMA - Affondi a destra e a manca. Prima, parlando fra applausi ma anche qualche fischio al congresso dei repubblicani eredi del laico Mazzini, contro le opposizioni che «comuniste erano e tali rimangono». Contro le intercettazioni («in nessun Paese occidentale possono essere portate come prova in processo, né dall’accusa né dalla difesa»), contro i finiani («la diaspora del Fli ci ha fatto soltanto bene»). Concedendosi, vista la platea, anche una boutade ammiccante («vi inviterei tutti al bunga bunga ma resterete delusi...»). Poi, passando alla sala accanto del medesimo hotel Ergife, di fronte a un altro congresso, quello dei Cristiano Riformisti, riscoprendo le comuni origini democratico-cristiane («e li teniamo stretti nel nostro cuore») di Sturzo e De Gasperi, promettendo presto l’allargamento dei sottosegretari, così da far posto anche a un viceministro per i disabili, come lo sollecita il padrone di casa Antonio Mazzocchi. Ma, soprattutto, lanciando l’attacco su scuola pubblica e coppie di fatto. Silvio Berlusconi rispolvera il discorso della discesa in campo del 1994 alla Fiera di Roma per sferzare gli insegnanti statali. «Educare i figli liberamente», si autocita il Cavaliere, «vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell’ambito della loro famiglia». E se ancora non bastasse, assicura che fintanto che al governo ci sarà lui «non ci saranno mai equiparazioni tra le coppie gay e la famiglia tradizionale, cosi come non saranno mai possibili le adozioni di bambini per le coppie omosessuali». Poi torna sulla minaccia comunista, ma in chiave cristiana, adattando i ricordi alla platea che ha di fronte. «A dodici anni avevo già chiaro quale fosse l’ideologia comunista», confida il premier, «sono stato per 8 anni dai Salesiani. Lì ho conosciuto un giovane sacerdote che mi raccontava cose quasi incredibili dall’Urss. Aveva avuto come compagno di banco a scuola uno studente che poi si trovò di fronte come prete e divenne il suo inquisitore. Voleva sapere l’indirizzo del suo vescovo e di fronte al suo rifiuto mi portò davanti padre, madre e due fratelli sparandoli in faccia uno ad uno così ho capito che cosa era il comunismo, fenomeno che non sta ancora completamente alle nostra spalle anche perché i comunisti di casa nostra sono e restano tutt’ora comunisti». Immediate, e dure, le reazioni delle opposizioni. «Siamo d’accordo con Berlusconi, specie sulla necessaria libertà di educazione e di scelta per le famiglie», esordisce il centrista Rocco Buttiglione, che della Scuola è stato anche ministro, «ma viene il sospetto che continueremo a vedere tante promesse e nessun fatto. Solo un piccolo dubbio - spiega -: perché in 15 anni non si è impegnato davvero in questa direzione? E poi non vorremmo si usasse il trucco di mettere un tipo di scuola contro l’altra: è compito del governo provvedere a rendere migliore tutto il sistema dell’istruzione. E a proposito di famiglia, cosa intende fare il governo per un fisco giusto per le famiglie? Se mantiene ciò che promette perché non fa provvedimenti in tal senso, o perché non fa andare avanti quelli già pronti dell’Udc?». Il Pd, con la responsabile scuola Francesca Puglisi, ricorda al Cavaliere il dettato della Costituzione: «Se si leggesse con attenzione l’articolo 33, scoprirebbe che già garantisce la libertà di scelta educativa, senza oneri per lo Stato, e che la scuola pubblica non inculca, bensì educa alla libertà e al multiculturalismo, educa menti libere. Anzi, la scuola pubblica statale è l’istituzione democratica fondamentale per garantire la libertà nel nostro Paese. Per questo, Silvio Berlusconi, l’amico di Gheddafi, ha deciso di distruggerla». Non meno dure le reazioni sulle coppie di fatto. Di «mossa meschina» per cercare di riconquistare un elettorato cattolico «disgustato da mesi di scandali e storielle più o meno spregevoli» parla l’Arcigay.
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