Pubblicato il 25/05/2012 12:36:49
...Gli occhi gli si riempirono ancora più di lacrime e nella semioscurutà immaginò di vedere la figura di un giovane in piedi sotto un albero gocciolante. Altre figure gli stavano vicine: la sua anima si era accostata al luogo dove dimorano le vaste schiere dei morti. Era cosciente, pur non riuscendo a percepirla, della loro esisitenza illusoria e vaga. La sua identità svaniva in un mondo grigio e inafferrabile: lo stesso mondo concreto della materia, che quei morti avevano costruito un tempo e in cui avevano vissuto, ora si dissolveva e si dileguava. Joice, Gente di Dublino, Giunti editore 2006.
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