viaggiando acqua di falda
una rotta controvento
incautamente umida d'argenti
ho vegliato la nuca di creature dissanguate
dal deserto
dove iniziò il nervo a svelarsi radice?
in quell'accadimento di presagio
sono caduta
di primo mattino
uccisa appena nata
calando aquile di neve nei luoghi del petto
eppure
a distanza irrimediabile da ogni luce
resto viva
colma della conoscenza delle fioriture
fuori stagione
che a voce breve
per inganno ho bocca di salmastro
sommersa nel rossocorallo a memoria
di una cavità assolata
ma addosso
mi torna il profilo di palma
quando solo ieri ero vertigine nel vento
se rilasci sottopelle
un mormorio
e si insemina la vena
dell'accordo lungo d'onda
che la notte - è madre - non s'allontana
da qui all'alba
mi sorregge alle tempie.
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