Pubblicato il 09/10/2012 07:36:57
Tu qui, vicino al salice di radici oltreumane, hai tempo finalmente d’assegnarmi la parte. Mi lascerò legare col più tenue dei rami, anche il più malleabile: ecco caviglie e mani. Reciteremo insieme, ma col più grande distacco, la violenza che passa dal pubblico al privato (il tuo folle timore che un padrone del mondo ci cucia gli orefizi d’ogni piacere e lasci il fuoco sulle spalle, il muro per fermarci). Quanti sono passati intorno a questo salice, tanti grossi nasi, pieni sacchi spermatici, tanti con dita sudice, banconote schioccanti. Se solo avessi un seme (mi puoi accontentare?), io vorrei partorire il guscio di una nave, ma senza marinai; essere finalmente quasi ragazza-madre. Così passare i secoli delle vite inventate, in altro modo amando ed altro generare.
(da L’ILARITA’ DI APOLLO ed. BASTOGI 1983, vedi http://poetarumsilva.wordpress.com/2010/03/19/l%E2%80%99impronta-della-disobbedienza-%E2%80%93-uno-sguardo-sulla-poesia-di-maria-grazia-lenisa-a-cura-di-maria-rosaria-lasio/)
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