Giuliano Ferrara accusa la sinistra di essere bigotta e retriva, pur di affondare contro Berlusconi. Ma Wilde, a cui tanto spesso Il Foglio si è ispirato, si sarebbe messo a urlare di disgusto vedendo la Santanchè e le varie vallette che popolano i palazzi e le ville dell’Amor vostro e si sarebbe messo a urlare di più se avesse incontrato LuiLa sinistra ha sempre sostenuto la libertà sessuale, ha combattuto per introdurre il divorzio nella legislazione italiana, per legalizzare l’aborto, per la fecondazione assistita, per il riconoscimento delle coppie di fatto, per l’interruzione della vita decisa dal malato terminale o da chi lo rappresenta e - infine - per il rispetto assoluto della privatezza dei propri comportamenti, quali che siano. Ma oggi quella stessa sinistra ha buttato alle ortiche il libero amore e la libertà sessuale e, ossessionata dalla sua faziosità antiberlusconista, si schiera con la parte più retriva e bigotta della pubblica opinione e con la magistratura oscurantista, riportando indietro di un secolo le lancette dell’orologio contro l’uomo che, sia pure con qualche eccessiva intemperanza, ha modernizzato non solo la politica ma la morale e il costume. La sinistra dunque è oggi la punta di lancia della reazione contro la cultura libertaria e libertina.
Così scrive “Il Foglio” e in prima persona il suo direttore che si autodefinisce ateo-devoto senza però che questa definizione metta in discussione i suoi sentimenti libertari. Il nemico, per la seconda volta nel giro di un mese, è Barbara Spinelli.
Sembrava - così scrive l’elefantino - una liberale votata all’annuncio dei diritti senza doveri, della famiglia aperta, della donna padrona del proprio corpo, ma ora ce la ritroviamo in veste monacale, una sorta di Savonarola in gonnella, di “piagnona” in pieno Ventunesimo secolo. Ha messo in soffitta Voltaire ed ha abbracciato la Santa Inquisizione.
“Il Foglio” non è “Libero” né “Il Giornale” e Giuliano Ferrara ci tiene a marcare la sua differenza con Belpietro e Sallusti. Feltri, semmai, non gli dispiace per il suo piglio guascone, ma di mezzo c’è la cultura e quella venatura di snobismo che circola nelle pagine del suo giornale. Oscar Wilde sarebbe un buon punto di riferimento per i “foglianti”.
Capisco che il monachesimo sia visto come il diavolo da chi celebra ogni giorno, sia pure con una punta di ironia, l’Amor suo. Però alcune cose non tornano.
Non torna soprattutto il canone estetico. Fede e Lele Mora? Il cerone sulla faccia dell’Amor vostro? Il “bunga bunga” come stile di vita pubblicamente rivendicato? La Santanchè?
Avete dedicato, voi foglianti, pagine ammirate a Virginia Agnelli e a Kiki Brandolini e vi trovate a berciare con la Santanchè e con Marina Berlusconi? No, non va affatto bene per quanto riguarda il canone estetico, caro Giuliano. Wilde si sarebbe messo a urlare di disgusto vedendo la Santanchè e le varie vallette che popolano i palazzi e le ville dell’Amor vostro e si sarebbe messo a urlare ancora di più se avesse incontrato Lui, proprio Lui sulla sua strada.
Questo per quanto riguarda l’estetica, il gusto, la grazia che per voi - e anche per me - non sono poca cosa. Ma poi c’è la verità, per relativa e bistrattata che possa essere.
Noi non siamo né monacali né occhiuti censori. Adoriamo la privatezza, la difendiamo e sempre la difenderemo per noi e per chiunque altro. Ma siamo anche rispettosi delle leggi e dello Stato di diritto. Posso pronunciare la parola Stato di diritto senza dovermi difendere dalle ingiurie di conformismo?
Allora. I reati avvengono quasi sempre in luoghi privati e nascosti, sono consumati in case private, in circoli dove gli estranei non hanno ingresso, in vicoli oscuri, in una cantina, in un garage. Mi sembra improbabile che qualcuno avvisi la polizia che alle ore 15 di domani andrà ad uccidere o a derubare o a stuprare o a truffare il signor Tale nella tale piazza, della tale città.
Ne consegue che per difendersi la società ha creato un sistema giudiziario e l’ha dotato di una polizia per indagare e individuare i rei ogni volta che la notizia di un crimine le pervenga.
Dove è la violazione della privatezza di fronte alla notizia di reato e all’obbligo che incombe sui magistrati di iniziare le indagini? L’assassino di Avetrana non può esser ricercato nella sua casa e può opporre la privatezza ai carabinieri che vanno a rivoltargli i materassi del letto?
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