“La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina”.
In caos d’acqua concepiti. Scendi,
cercando quella parte che congiunga
in desiderio altro compimento.
È stringere nel palmo terra scura,
sapore amaro, ali di formica
prima del volo curvo sopra il grano -
sole dorato già proteso in spiga
a immergersi nel ventre della luna.
Estatica l’attesa senza carne,
piacere nel sopore già supino
di chi del giorno spia l’agonia
disciolta tra le dita della sera.
Oltre la pena di sapere i volti
vuote finestre di consunti lumi,
oltre lo sguardo che non ha parole
se non sommessa, dolce litania
che non spaventi i pellegrini in sogno -
il ponte trasparente della notte,
il buio che nel vento ci respira,
noi sì divisi - e dove tanta gloria?
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