Pubblicato il 14/08/2012 14:10:52
VI
Vedo lei, affacciata dalla finitudine sua sul bianco raccolto scivolamento in un gonfiore di germoglio e di pianto finito nello schianto del mare. Vedo una viola di latte che cola tra spalancate braccia d’acqua dolce. Poi vedo il mare muoversi come un telo di altare io vedo l’ostensione della sua bellezza sotto alte infreddate costellazioni. Le ginestre
dopo: all’angolo estremo dell’occhio, poco prima del niente.
Il mare è dove la strettoia del fiume diventa beatitudine è la pianura senza gravità dove il carico si disfa. Riconosciamo il mare dall’odore infantile che gli prende la terra vicina alla punta pulita dei piedi esposta per prima nelle calze e da una irragionevole felicità negli omeri, che stanno per affidarsi al nuoto, per allungarsi come radici, congedarsi.
(tratta da "Atto di vita nascente", LietoColle, Collana Il Graal, 2010)
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