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San Basilio la borgata della balena spiaggiata

Argomento: Società

di Marco Anastasi alias Duka
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Pubblicato il 22/09/2016 03:08:46

 

San Basilio la borgata della balena spiaggiata

 

La borgata di San Basilio viene edificata in seguito al piano di risanamento fascista del centro storico di Roma, intervento urbanistico di sventramento del cuore della città. La demolizione di vecchie abitazioni, “costruite in anni bui”, che non sono espressione della romanità. Sulle rovine sorgeranno gli edifici pubblici del secondo impero. I residenti – abbattute le case – vengono trasferiti nei nuovi insediamenti, lontano dall’urbe, costruiti lungo le arterie che convergono al centro. “Tutte le strade portano a Roma”. L’ATAC – l’azienda municipalizzata, oggi ancora esistente, di trasporto pubblico – instaura nuove corse per permettere la mobilità dei cittadini. “Quando c’era lui (il duce) gli autobus partivano in orario”. Il termine borgata, che definisce un pezzo di città in mezzo alla campagna, viene usato per la prima volta nel 1924 con la nascita di Acilia – seguita da Prenestino, Pietralata e San Basilio – costruita a 15 km da Roma in zona malarica. I romani deportati nelle riserve, dal foro di Traiano e Cesare, sono indigeni – della medesima razza – appartenenti alla stessa classe sociale. Cittadini costretti, contro la loro volontà, a vivere in case di carpilite – materiale autarchico ottenuto da un impasto di trucioli di legno e calce – tutte uguali, dello stesso colore e disposte su strade ordinate secondo un rigido schema geometrico. Gli arditi aviatori italici, quando sorvolavano San Basilio, leggevano la scritta DUX composta dalla disposizione degli edifici, progettati dagli architetti del regime, nell’area. Gli appartamenti non avevano servizi igienici all’interno e non erano serviti da acqua potabile. Ma tutti disponevano di un annesso pezzo di terra. Peccato che gli abitanti – ex artigiani o impiegati nel pubblico impiego – non sapevano lavorare i campi. Gli orti si trasformarono, da subito, in tumuli di spazzatura in continua crescita. Un territorio, risultato della colonizzazione nazionalsocialista, che produce Kipple prima che la mente alterata di Philip K Dick immaginasse l’ucronia del suo romanzo La Svastica sul Sole. Nel secondo dopo guerra San Basilio diviene un punto – nella mappa della futura città – da dove fare partire l’urbanizzazione, da parte di speculatori privati (preti, nobili e palazzinari), delle aree circostanti. Nel 1951 viene bandito un concorso – il cui obbiettivo è trasformare la borgata in quartiere – per la soluzione urbanistica ed edilizia di San Basilio. Vince il bando pubblico Mario Fiorentino. Architetto diventato famoso nel mondo – a fine anni ’70 – per il progetto, sempre a Roma, di Corviale. Secondo la leggenda metropolitana Mario si suiciderà, il 25 dicembre 1982, per i sensi di colpa derivati dall’avere concepito il Serpentone (nome con cui i romani chiamano Corviale). Un mostro architettonico mutuato dalle teorie di Le Corbusier. Fiorentino, esponente del Neorealismo architettonico, corrente post bellica del Razionalismo italiano, abbandona il classicismo e il monumentalismo del XX fascista per ricreare – attraverso lo spazio architettonico – le condizioni, il modo di abitare e le forme di vita del borgo. Vocazione di un territorio, spacciata ancora oggi che la metropoli si estende oltre San Basilio, a cittadini desiderosi di biodiversità. Sarà dovuto aI conigli che hanno scelto a residenza i giardini tra le palazzine di via Casal Tidei (edificate nel 1991)? La gentrification non vende sogni ma solide realtà. Durante gli anni ’60 le nuove case vengono assegnate ai baraccati di Parioli, Gordiani e Acquedotto Felice. Nel settembre del 1974 i palazzi edificati nel lotto 23 Bis – occupati dalle famiglie proletarie organizzate nelle liste dei Comitati Autonomi Operai (aderenti al collettivo di via dei Volsci) – sono il teatro della rivolta di San Basilio. Un’ insurrezione – che entra nel mito – la cui narrazione è tramandata attraverso canzoni popolari. Il 5/9 la sbirraglia sgombera le case e occupa militarmente la borgata. La volontà popolare, dopo ore di guerriglia urbana, determina la rioccupazione dei palazzi. Il 6 mattina da via Tiburtina arriva una colonna di mezzi della polizia. Una barricata, eretta durante la notte, blocca l’accesso delle guardie a via del Casale di San Basilio. Piovono molotov e sassi contro la celere che risponde con cariche e gas lacrimogeni. Da questo lato del quartiere si resiste. Gli sbirri non passano. Ma da via Nomentana sopraggiungono in massa polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine entrano a San Basilio, scatenano l’inferno nelle strade e riescono a sgomberare le case occupate. In serata – la rabbia proletaria mette in fuga la sbirraglia – si rioccupano le palazzine del lotto 23 Bis. Sabato 7 gli scontri si fermano – in un clima di tregua – e gli avvocati di movimento trattano in prefettura. Domenica 8 le guardie ci riprovano, riparte il tentativo di sgombero. Gli occupanti resistono. Da un balcone – di una casa non occupata – una donna si affaccia, impugna un fucile da caccia, e spara ferendo un vicequestore. La risposta dello stato è violenta. Si alza il livello dello scontro. La polizia inizia a sparare sulla folla. Un proiettile calibro 7,65 sparato dalle guardie uccide Fabrizio Ceruso, un ragazzo di 19 anni, militante del comitato autonomo di Tivoli. E’ guerra. Tutti gli abitanti del quartiere scendono in strada e si scontrano con gli sbirri. Cala la notte, i pali della luce vengono divelti dagli insorti, la borgata è al buio. Sopraggiungono in quartiere camion dell’esercito muniti di grossi fari per illuminare il campo di battaglia. Le avanguardie armate – dei rivoltosi – sparano sulle luci facendole saltare. San Basilio è di nuovo al buio. La lotta continua. La battaglia per la casa è vinta. Nel 1989 vengono costruiti nuovi palazzi che saranno subito occupati. Riparte a Roma – dopo l’interruzione nel decennio ’80 – da San Basilio la lotta per il diritto all’abitare. A metà degli anni ’90, durante il regno del sindaco Rutelli, per riqualificare il quartiere viene costruita una fontana con, al centro, una balena che spruzza uno zampillo d’acqua dalla schiena. Dopo pochi mesi la fontana è a secco – sono passati venti anni e il comune ancora non ripristinata l’acqua – sulla schiena del cetaceo di pietra sbocciano funghi e muffe. La balena – eletta dall’amministrazione capitolina a simbolo della rinascita della borgata – è spiaggiata. La fontana diventa – sostituisce – un cassonetto della spazzatura. Il Kipple prolifera. Nel terzo millennio il quartiere conquista le prime pagine dei giornali grazie allo spaccio di cocaina e marijuana. I quotidiani locali e nazionali descrivono il quartiere come la nuova Scampia (quartiere di Napoli). Finalmente anche la capitale ha il suo discount della droga aperto ventiquattro ore al giorno. Trenta euro per un pezzo, vedette, posteggiatori che indicano – agli avventori – dove parcheggiare la macchina, pusher in passamontagna che usano puntatori laser – fabbricati in Cina – per indicare ai clienti il punto di smercio. Un posto fisso con turni lavorativi – giornalieri – di sei ore, ferie pagate e assistenza economica ai familiari in caso di arresto. Il welfare è garantito ai dipendenti, in anni di precarietà, dall’anti-stato. Andare a comprare la “merce” a San Basilio diventa una moda. Da tutta la città – compresi gli spacciatori di altre zone – si va a SanBa in crociera. La borgata della balena spiaggiata si trasforma in un atollo esotico dove approdare. Le condizioni create dal mercato degli stupefacenti rilanciano il quartiere. Si mette in moto la gentrificazione. Sfruttando la vicinanza dal capolinea della metro B spuntano inaspettati bed and brekfast. Arrivano i turisti stranieri. Aprono ristoranti e pizzerie. Degno di nota è la pizzeria Pulcino Pio. Un parallelepipedo di materiale plastico illuminato, da luci al neon, come una discoteca di Riccione che offre il sabato sera animazione per le famiglie. Lo show più glamour, ospitato dal locale, è lo spettacolo d’illusionismo – entrato nella leggenda – del Mago Cucciolo. In concomitanza con questo movimento di riqualificazione urbana della borgata è iniziata, da qualche anno, la gentrification di piazza Sempione – a Città Giardino – nel quartiere limitrofo di Monte Sacro. Attualmente il centro di movida più in della metropoli. Consiglio ai lettori il bistrot – lesbo friendly – Comò a viale Gottardo. Oggi – mentre intorno a noi crolla l’intera architettura del mondo – ci vendono il “come sarebbe se” San Basilio fosse più smart e più green (conigli, volpi, piccioni , cornacchie e gabbiani combattono – da venti anni una lotta per il territorio – contro sorci, scarafaggi, cani e gatti). Un ambiente suburbano trasformato, per attirare flussi turistici, in un museo a cielo aperto. La borgata è stata riempita, in questi ultimi anni, da 10 bellissimi murales – disegnati sulle facciate dei palazzi – realizzati dagli artisti italiani Agostino Iacurci, Hitnes e dallo spagnolo Liqen. Ma l’unico graffito che è diventato un problema di ordine pubblico è – l’undicesimo murales – il capolavoro, realizzato da Blu, per il quarantesimo anniversario della morte di Fabrizio Ceruso. L’affresco è stato censurato – rappresentava gli sbirri come maiali (in stile BPP) e pecore – in base all’articolo 342 del codice penale.


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