I
Chi lo sa a quest’ora dove gli lùciono gli occhi a Cristofalo
e noialtri qui a perdere tempo a prenderci questo pensiero,
ohè, prendi i bicchieri che lo sappiamo dov’è sicuro come la morte
al Borgo è a martellare casa per casa il lupucuvio gira squieto
come al solito non si dà pace dice che vuole rifatto il processo.
Prendi i bicchieri, Bonanno, beviamo.
II
Mentre invece Cristofalo era quieto, bello disteso sulla brandina
dietro l’altare aspettava nel mentre rideva e contava le stelle
col dito puntato sopra di lui il cielo brillava dal tetto sfondato
mamà quante sono!sono come la rena del mare uno spavento
diceva Sciaverio ogniqualvolta che usciva a pescare
paro coi remi dritto Cristofalo non ci pensare
pensa che sono l’alme innocenti
che stanno a guardare.
Ora chissà se Sciaverio ci vede dal fondo del mare.
III
Peccato Sciaverio ah quella volta non mi c’hai voluto portare
mi lasciasti solo accucciato dietro la porta a piangere sentivo
mia madre cantare-quel di’ che lasciai la casa per navigar-
cantava –però nel mio cuore sempre ti porterò- l’ultima serenata
senza saperlo il tempo era cambiato s’erano alzati i pupi in cielo
un requiem l’ultimo canto d’amore perduto nell’immenso mare
e Sciaverio finì
Incipit del poemetto inedito "Cristofalo"
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