Punto di notturna luce
zampilla
e di se stesso
ogni parola fa feconda.
Bereshit senza perché
sei a noi cominciamento -
sei a noi principio
e a tutti unico oriente.
Esilio il sesto giorno
è nostro nulla
di cose nelle cose,
esilio dal giardino
dove il tempo è tutto luce -
e con la luce si congiunge.
Il nostro Adamo si sa due
e con sua sposa è una carne -
lei sua Adamah-Ishah
lei il suo profondo
di tenebroso buco,
Adamah-Ishah femmina sua -
sua unica sorella.
E Bereshit senza un perché
lo volle Unico Figlio -
ne fece di se stesso suo principio -
lo volle Unico Figlio.
Memoria è Adamo maschio
del Verbo in divenire,
è femmina sua Ishah -
matrice sua Adamah
nel vento di semenza.
E scorge nell'aurora
l' Adamah,
la sua incompiuta parte -
sua tenebra e sua ombra
di polvere feconda.
Ma scava un taglio nel respiro -
resta il Principio
solo nel suo dramma -
se Adamo si crede già compiuto
e mangia il frutto intero
dall’esterno,
se in se stesso non lo forma.
Resta incompiuta sua Ishah,
abbandonata l'Adamah
se sterilizza il germe,
se carne lascia sola,
senza Figlio.
E nel Basar non vibra Bar
il Figlio -
se Shin lo Spirito
è freccia in arco teso
che manca suo bersaglio -
Amartia solo uccide -
e fonda
terrestre morte
in deviata carne.
Ma è Gioco e Meraviglia -
risata di folle o di bambino -
se Bereshit diventa Uno.
Divelle ogni coperchio
su noi tombe
e innalza la sua Tenda
su noi
incompiuta carne.
Splende tra le Sue mani
freccia rubata
a Satana errabondo,
torna Basar la carne
a suo divino fine
che è Unita Somiglianza.
Restano i morti
a seppellire corpi,
i solitari corpi.
Nel cuore del Principio riposa
ora per sempre il Figlio.
La tenda di ‘Ohel
ha posto tra di noi
‘Elohiym il Verbo.
Noi siamo l’Elohim,
respiro d'uomo
soffiato dal divino.
Adamo e Adamah
in nozze congiungiamo -
in punto di notturna luce
zampilliamo.
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