“FIGLI DEGLI ASINI”
noi, i ragazzi di san benedetto
-tra cricche, pivelle e cremalba
a Brunello Tolu (Brown), Vincenzo Boi (Cenzo),
Antonio Moi (Tonio), Salvatore Piras (Tore) e Walter Pagani,
con il rimpianto di non essere riuscito
a regalare loro i miei giocattoli
…quando il vento dell’est mi porterà
il profumo dei capelli suoi
io guarderò verso il vento dell’est
e mi ricorderò che lei è andata di là
e fa che i suoi capelli siano sempre più lunghi
perché solo così è più bella che mai…
…noi
i ragazzi di san benedetto
che avevamo i binari del tram in mezzo alla fronte
e spade e fionde dentro le tasche
noi
i ragazzi di san benedetto
che avevamo terrazzi e comignoli grigi
dentro le arterie
e la sabbia del poetto avvitata alle superga bianche
e alle argentine lisce come il pianto
noi
i ragazzi di san benedetto
che respiravamo il maestrale
la sera
quando il calcio balilla era muto e freddo
…il problema più importante per noi
è di avere una ragazza di sera
se restiamo da soli soli tutto male
non si può neanche cantar
forse non ci crederete ma è vero
la malinconia ci prende di sera
con la barba già fatta
soli senza nessuno ce ne andiam per la città
una sera di novembre il cielo cade a pezzi
e proiettili americani rimbalzano di qua
da un oceano a stelle e strisce
mentre le palpebre del mondo si chiudono
sotto le suole nere di una marcia con un sogno
a forma di un carillon
avvitato alla barba di abramo lincoln
eravamo i ragazzi di san benedetto
noi
quelli con quaderni di cristallo dentro le scarpe
con una pizza senza forma e cinquanta lire
da regalare alla notte
eravamo i ragazzi di san benedetto
noi
quelli che nascondevano gli amori sotto il primo banco
durante le ore di matematica
quelli senza jeans e senza odore politico
quelli con un panino e mortadella arrangiata
prima di arrivare a casa
quelli con le lacrime immortali dentro al cervello
quelli con mao tze tung sporco di cremalba sopra il letto
quelli con che guevara addormentato
sotto gli aghi di pino delle domeniche gelate dall’attesa
quelli con le urla delle madri dentro ai cortili
quelli con le urla delle madri annidate dietro le basette
dietro un telefono elementare
dietro le orecchie annerite dall’inchiostro dell’idiozia
eravamo noi
i salvatori del mondo
i paladini dell’universo
i vendicatori del sempre
con le stringhe annodate a una gilera grigia
con quattro aghi di pino nel montgomery
con i diari straripanti di caroselli e di she loves you
eravamo noi
con un capodanno vetroso al posto delle falangi
con un libretto rosso attorno alle spalle
a proteggere le dita arrossate delle madri senza lavatrice
con i mobili della cucina appena nata
tra ventagli di fòrmica e tubi d’acciaio cromato
…sotto una montagna di paure e di ambizioni
c’è nascosto qualche cosa che non muore.
Se cercate in ogni sguardo
dietro un muro di cartone
troverete tanta luce e tanto amore.
eravamo noi
i ragazzi di san benedetto
quelli con il cortile facile
con i campanili a forma di richiamo materno
con le piazze senza fontane
e fichi d’india numerati
per incartare l’orologio come premio
di una prima comunione polverosa e difficile da capire
io vagabondo che son io
vagabondo che non sono altro
soldi in tasca non ne ho
ma lassù mi è rimasto dio
eravamo noi i ragazzi di san benedetto
eravamo la gola tagliata della luna
eravamo il terrazzo violentato dalle bouganville
eravamo la colomba nera della paura
eravamo la pioggia incerta della primavera
con inchiostri e sangue e pane e terra e bottiglie
e palloni di plastica e trottole
e corde da suonare alle ragazze
eravamo noi i ragazzi di san benedetto
con le tombe dei piccioni dentro le tasche
con l’acqua scura dell’ottobre dentro le curve dei tram
eravamo tonio e tore e walter e bruno e cenzo
i ragazzi di san benedetto
con la nascita del sughero e del cardo bolentino
dietro la sella del diavolo
muta e irridente
con denti e scogli uguali
e una lingua di lamiere e scorpioni
da regalare a un pomeriggio futuro
il maestrale dettava la scrittura e il senso del giorno
e i libri di medicina di brunello
il maestrale dettava la scrittura e il senso del giorno
e gli LP delle Orme di tonio
il maestrale dettava la scrittura e il senso del giorno
e le differenze bianche e nere
dei tasti del pianoforte di tore
il maestrale dettava la scrittura e il senso del giorno
e la paura delle uova bollite di walter
il maestrale dettava la scrittura e il senso del giorno
e le macchie di grasso e vernice sulle braccia di cenzo
il maestrale dettava la scrittura e il senso del giorno
e quattro parole calpestate e agonizzanti
fuggirono improvvise e tremanti
dai marciapiedi di via dante
eravamo noi
i ragazzi di san benedetto
con il respiro dei cortili annodato attorno al cuore
eravamo noi
i ragazzi di san benedetto
con gli occhi ammalati dai virus di carosello
e di topo gigio
di bonanza e di rin tin tin di cricche colme di gelosie
e di beatles stretti intorno alle vene
eravamo noi
i ragazzi di san benedetto
senza pietre o marmellata malata nelle tasche
eravamo noi
i ragazzi di san benedetto
con la lingua a forma di barduffola e di fionda
con le dita affondate nei jeans senza tempo
con le orecchie appese al respiro della schiuma marina
nata tra le unghie aspre degli ulivi secchi e silenziosi
di piazza san giovanni
eravamo noi
i ragazzi di san benedetto
con foglie di pane lunghe un secolo
e parole mummificate nelle ossa dei padri
a forma di schillelè, pedizzone,
barabba, roglio,
fill’e preri, conca ‘e bania, trucchista,
accabbussare, pisci alluau,
famini allichiriu, togo, abborsare,
pivella, marrano, eia,
luna monda,
zacca zacca su piscionè, aiò, mì…
andarono presto a letto la sera
i ragazzi di san benedetto
il giorno della morte dei melograni
e la notte riempì le grotte
e il vuoto degli addii mai pronunciati
il cortile dettò il sapore delle lontananze marine
la terra rubò il sorriso nero delle vedove e delle pivelle
e il sughero mise in fuga cristalli e palloni
zinzole figurine panini e cerbottane grigie
e le combinazioni terrazzate del pinnacolo clandestino
crescerai imparerai crescerai arriverai
crescerai tu amerai
il rimpianto rimarrà
di quella età di quella età
andarono presto a letto la sera
i ragazzi di san benedetto
il giorno della morte delle parole sottintese
e la notte si riempì di bugie e baci mai regalati
e il vuoto delle paure mai riconosciute
tornarono indietro
bruno cenzo walter tore tonio
a graffiare il muro dei vent’anni
per non accorgersi di cadere in un passato indovinato
stracarico di veleni acidi
pennellato di confessioni e cinema parrocchiali
e sigarette fosforescenti
appese a una lingua bambina
tornarono indietro
bruno cenzo walter tore tonio
a respingere la notte dei vent’anni
per non capire che dietro le spalle
il senso delle cose era volato via
senza lasciare neanche un’impronta
sotto le scarpe
prima di affacciarsi al buio di porte sconosciute
tornarono indietro
bruno cenzo walter tore tonio
per imparare il sapore di un pane freddo
a forma di scodella solitaria
a forma di silenzio lontano
con qualche nome nuovo sotto la gola
annodato con lo spago
forte
per non dimenticare
noi i ragazzi di san benedetto
nati per cambiare il mondo
nati per giocare con la vita
un’altra milionesima volta
paul sark, 2010
piccolo glossario
san benedetto: quartiere di cagliari; cricche: combriccole; pivelle: ragazze
cremalba: antenata della nutella; poetto: la spiaggia di cagliari
argentine: magliette bianche per la ginnastica a scuola
cardo bolentino: cardo selvatico commestibile; sella del diavolo: promontorio nel golfo cagliaritano; Orme: gruppo italiano degli anni ’60-‘70
barduffola: trottola di legno che si fa roteare
con uno spago; schillelè: ragazzino di strada; pedizzone: barbone
barabba: losco figuro; fill’e preri: letteralmente “figlio di prete”,
che sta a significare persona privilegiata; conc’e bania: letteralmente “testa di sugo”,
che identifica una persona rossa di capelli; trucchista: faccendiere, manipolatore di coscienze
accabbussare: tuffarsi in acque poco profonde; roglio: gioco con le trottole
pisci alluau: pesce pescato con utilizzo di bombe lanciate in acqua. Viene riferito a persone
che hanno lo sguardo spento e poco intelligente
famini allichiriu: letteralmente “fame agghindata”. I nobili, a Cagliari, risiedevano nel quartiere Castello, situato sul colle che sovrasta la città. Durante la seconda guerra anche i ricchi
ed i nobili, ovviamente, tiravano la cinghia ma, non mostrando segni di disagio e di ristrettezze economiche, erano soliti percorrere i portici di via Roma, la passeggiata bene della città, mettendo in mostra tutto quanto potesse far presupporre invece uno status sociale positivo, abbiente,
come cappellini, vestiti, trucchi, ecc., non per nulla contagiato dal periodo storico
particolarmente difficile e precario per tutti. togo: dicesi di persona capace, brava, scaltra.
La battagliadiTsushima in Giappone, detta comunemente battaglia navale
del mare del Giappone, fu l'ultima e più decisiva battaglia
della guerra russo-giapponese (1904-1905). Venne combattuta il 27 maggio
ed il 28 maggio 1905, nello stretto di Corea. In questa battaglia la flotta giapponese,
al comando dell'ammiraglio Tōgō Heihachirō, distrusse due terzi della flotta Russa,
al comando dell'ammiraglio Rožestvenskij. Poiché la flotta giapponese era numericamente
inferiore a quella russa, l’ammiraglio Togo compì un’impresa
memorabile, che passò alla storia. abborsare: corteggiare. Il termine deriva
dall’abitudine dei ragazzi di accompagnare le loro compagne verso casa,
dopo la scuola. Durante il tragitto, per cavalleria, il ragazzo, solitamente, portava lui
anche la borsa della “pivella” cui faceva la corte.
marrano: appellativo che si attribuiva, in segno di scherno, a colui che era particolarmente antipatico, al fine di provocare una lite, quando si era sicuri di avere la meglio, ovviamente.
luna monda: gioco piuttosto lungo e complesso, che potremmo paragonare alla cavallina.
eia: semplicemente l’affermazione “ sì ” aiò: andiamo, sbrigatevi, su forza, dai.
mì: guarda, stai attento; dallo spagnolo mirar, guardare. zacca zacca su piscionè: gioco tra due squadre. Letteralmente “picchia, picchia sul polpaccio”, qui troppo lungo da spiegare.
zinzole: le biglie di vetro, quelle molto piccole; quelle normali erano dette semplicemente palline,
mentre quelli di taglia super erano le “manzillone”.pinnacolo: gioco di carte, da effettuarsi con le carte francesi. Per chi volesse saperne di più, esiste di tutto su internet.
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