L’accusa di essere un “premio truccato” fatta su La Repubblica da Antonio Moresco, a posteriori, al Premio Strega, dalla cui cinquina finale questi è stato escluso, essendo arrivato sesto, rinfocola le polemiche letterarie di un’estate sempre più morta anche dal punto di vista della vitalità letteraria (meglio allora l’estate dei morti, se non altro per essere stata da sempre immortalata dai poeti).
Verrebbe da chiedersi per prima cosa come mai Moresco faccia il suo exploit solo dopo l’esclusione dalla finale e non prima. Anche perché non solo ci si potrebbe chiedere che cosa avrebbe pensato e detto nel caso di una sua inclusione nella cinquina, ma a maggior ragione che cosa avrebbe arguito Moresco in seguito ad una sua (ipotetica) vittoria. E già, perché comunque avrebbe raggiunto una finale e un premio, secondo il suo ragionamento, comunque fasulli.
Una cosa è certa. Sono ormai anni che è annunciata anzitempo e con largo anticipo prima di tutto la casa editrice, che si aggiudicherà il Premio Strega, con gran lavorio degli uffici stampa preposti a spartirsi torte e a dare indirizzi non più teorici e ancor meno pratici bensì pragmatici e utilitaristi, e solo successivamente viene scelto il cavallo che la scuderia metterà in gioco per la vittoria annunciata.
Quest’anno pare proprio che sia il turno di Rizzoli, che, non appena entrata nei ranghi della più potente e pluripremiata Mondadori, ha messo in campo un libro assai discutibile, quale La scuola cattolica di Edoardo Albinati. Libro quest’ultimo assai criticato non solo da molti critici, ma anche dai lettori, per una serie di motivi a cominciare da una sua mole incredibile (ben 1294 pagine), nonché per il fatto che è un “romanzo” che si perde, meglio che si fa fatica a rintracciare, nelle più numerose pagine dedicate a considerazioni sociologiche e psicologiche, ma pure ideologiche, nella misura in cui la scuola cattolica come tutto quanto è cattolico sembrerebbe essere causa di ogni male.
E allora sembrerebbe avere ragione Moresco a proposito del trucco. Tanto più che Mondadori pone in campo col suo marchio L’uomo del futuro di Eraldo Affinati, che cuce le sue narrazioni attorno a don Lorenzo Milani in un libro, che invece ha raccolto molti consensi, per lo più unanimi tra critici e lettori, che si esprimono in dovizia di particolari apprezzamenti sui social e sui blog. E nonostante tutto, questo romanzo pare essere destinato ad arrivare secondo.
Va detto infine che Einaudi, guarda caso, quest’anno, dopo la vittoria del 2015, ha ritenuto opportuno non partecipare alla LXX edizione dello Strega, nonostante avesse avuto la possibilità di mettere in pista un cavallo di razza quale Franco Cordelli col romanzo La sostanza sottile, che era stato invocato da critici e addetti ai lavori in un fervoroso battage sui mezzi di comunicazione quale auspicabile vincitore. Ma i sostenitori, per lo più addetti ai lavori, si sono dovuti quindi arrendere alla scelta dell’editore e del suo ufficio stampa (probabilmente in combutta con gli altri uffici stampa, perché secondo quanto si sostiene in giro, come dicevo, vale la regola della spartizione: hodie mihi, cras tibi).
Moresco ha un torto e una ragione. Il torto è quello di non essersi sottratto nel dovuto tempo alla partecipazione al Premio, aspettando addirittura la semi-finale. La ragione sta nell’avere nuovamente sollevato il problema dei premi letterari e nella fattispecie di quello che viene considerato il più prestigioso nel nostro Paese, il Premio Strega, che già nel passato quasi ogni anno si vede travolgere da polemiche più o meno eclatanti, basti pensare al caso Pasolini.
Ora al di là delle polemiche personali o meno personali, di Moresco o non Moresco, non sarà il caso di pensare finalmente a scopi meno utilitari, meno commerciali, e sicuramente più legati a fini più nobilitanti la nostra letteratura con riguardo al pregio delle opere? Anche perché il fine dovrebbe essere l’arte e il libro che vince il Premio Strega, così come altri Premi, dovrebbe essere un’opera d’arte. Sembrerebbe pleonastico quello che dico, ma, purtroppo, soprattutto negli ultimi tempi è avvenuto quasi sempre il contrario.
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