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Caccia al nido

Argomento: Esperienze di vita

di Gerardo Miele
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Pubblicato il 26/05/2016 11:23:21

Caccia al nido

Tanto tempo fa,ma non secoli, i bambini vivevano a stretto contatto con la natura,ne conoscevano i segreti, anche se, non sempre la rispettavano; complice anche la mancanza di una cultura ecologica,naturale e paesaggistica.Niente di grave per carità,ma guardando le cose con l’attenzione dei tempi moderni,si capiscono facilmente che certi comportamenti avuti dai ragazzi in passato,erano sbagliati!
Così avveniva ,all’epoca ,anche in un piccolo paesino di montagna della Lucania del nord e dentro quei territori di campagna,aridi e poco fruttuosi,dove la natura era impetuosa.Mancavano, allora, i grossi agglomerati di cemento,sinonimi della moderna civiltà industriale,tutto sembrava far parte ancora della vecchia civiltà contadina.
In piccole masserie in pietra,o nei pagliai fatti di pietra e paglia,vivevano una stuola di famiglie numerose, rumorose e soprattutto:laboriose! Non c’era molto spazio per il divertimento, i giorni erano tutti uguali. Dall’alba al tramonto,solo lavoro,sempre lavoro! Anche i bambini erano impegnati a dare il loro contributo per il benessere della famiglia. Già da piccoli,apprendevano dai grandi,i segreti e le conoscenze che gli avrebbero permesso ,in seguito, di svolgere tutti i lavori e le attività che i contadini dovevano svolgere nelle campagne e non solo! Benchè ancora piccoli,i ragazzi di allora , sembravano già adulti,dei veri e piccoli uomini di fatica addestrati alla vita.Le occasioni di svago per i ragazzi di allora,non erano poi molto numerose. Le “attrezzature” per giocare erano veramente povere,quasi sempre,artigianali,e soprattutto scarse.Un modo di giocare molto diffuso per i ragazzi di allora,era quello di dare la “caccia”ai nidi degli uccelli sugli alberi e non solo.Quasi mai si agiva da soli,molto più spesso,si formavano gruppi.Quando si individuavano i nidi nascosti sugli alberi o nei cespugli, scattava in loro in modo automatico, un grande curiosità,quella di scoprire all’interno la sua “sorpresa”. Se all’interno di quei nidi fatti di paglia e piccoli rametti, si scoprivano gli uccelli già grandicelli ,i ragazzini erano sicuramente più contenti,perchè con gli stessi pensavano di giocarci un pò, prelevandoli poi,con la convinzione sbagliata che potessero crescere con loro.Non era proprio così! Gli uccellini quasi sempre erano troppo piccoli ,anche se imbeccati dai bambini,non sopravvivevano all’allontanamento dal loro nido e dalla loro mamma. La legge della natura si faceva sentire.I ragazzi se ne avvedevano facilmente che quei poveretti erano in difficoltà… e quasi subito dopo li liberavano.
Viceversa, se all’interno dei nidi venivano rinvenuti ancora le uova, o gli uccellini erano troppo piccoli, si lasciava tutto intatto,non si toccava niente! Pero’ la delusione per loro era molto forte.Di questa “caccia”,adesso, non se ne sente più il bisogno,le attrazioni sono altre! Adesso si ricorda quel periodo solo quando si pensa alla scena di quando il piccolo Pietro,soprannominato,Pelè,annunciava alla sua compagnia di ragazzi ,in un linguaggio dialettale e approssimativo,di aver individuato un nido proprio in punta,punta,di una pianta di quei tanti faggi che allora costeggiavano il corso di un sorridente paesino di montagna, fra il monte Vulture e il fiume Ofanto.


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