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da Frammenti di autobiografia postuma

di Lucianna Argentino
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Pubblicato il 15/10/2012 10:57:43

Puntella la fragilità delle cose con le parole - come si puntellano i palazzi dopo un terremoto, come gli altri puntellano la nostra solitudine (se non la rendono più aspra). S’arrende alle mattine assolate in cucina quando sente che non è facile accompagnare i bambini a scuola, fare la spesa, ritagliare un po’ di tempo per stare sola con se stessa e scrivere quando il male sembra più forte e il nostro bene banale, a buon mercato, un bene facile che non costa nulla. Allora la poesia è l’aprirsi dello spazio delle probabilità, così come si deve aprire l’anima all’attenzione, bandire l’indifferenza. Guardare con compassione i vecchi sulle sedie a rotelle, la domenica pomeriggio al parco, un po’ discosti mentre le badanti chiacchierano stipate su una panchina, aprono pacchetti di pasticcini - una ne imbocca uno al “suo” vecchio - , stappano bottiglie di aranciata. Domandarsi perché non c’è nessun altro ad occuparsi di quei vecchi, oggi che è domenica, e che pensano e provano, che sperano quelle donne bionde e sorridenti. Allora il tempo scavato tra un dovere e l’altro, tra i letti da rifare e il pranzo da preparare, il tempo sottratto all’oblio dalla scrittura si fa prezioso perché una è la cosa che ci sottrae al tempo ed è l’amore. (Lucianna Argentino)

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