La femminella
Nel nome del Padre
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo,
Padre fu un frate benedettino che mi battezzò la vigilia di Natale
di dieci anni fa mentre ero solo nella camerata vuota
ero rimasto l’unico convittore dimenticato pure dal padre mio
che lavorava di qua e di là e ogni tanto si ubriacava
dopo che mia madre aveva chiamato i carabinieri per fargli vedere
il sangue nel fazzoletto e i segni delle bastonate in tutto il corpo
spogliandosi quasi nuda con mutande e reggiseno di colore diverso
senza vergogna tanto che il maresciallo smorfiava si copra si copra
abbiamo capito e se li portò via tuttiedue padre e madre.
Angiolo cuccioletto mio
Angiolo cuccioletto mio non ti spaventare che ci sono qua io
che ti proteggo e ti riscaldo con tutto questo freddo
il Signore sa e perdona chi non ha peccato scagli la pietra
io non avevo paura ora capisco perché frate perché mi disse
cuccioletto la parola giusta in quel momento non l’ho più dimenticata
neppure dopo tanti anni quell’estate delle tre giovani madri
che conoscevano il piacere del letto nel primo pomeriggio ridevano
e si sventagliavano le cosce aperte per il caldo di fronte a me
ridevano di un segreto loro misterioso facci vedere la ciollina
ce l’hai sì o no questa ciollina vediamo vediamo non ce l’ha
la levatrice ha sbagliato invece del cordone ha tagliato il ciollone
povero figlio.
Io di sesso
Io di sesso che capivo non le sapevo queste cose
forse fu mia cugina già signorina con i peli
che m’insegnò questa voce bella bassa di velluto
quando mi veniva a fiatare di notte mi spavento
a stare sola ci sono gli spiriti vieni a dormire con me
io ci andavo ma non dormivo non mi faceva dormire
e la mattina faceva finta di niente nemmeno mi guardava
e così pure il frate benedettino sorrideva con i denti gialli
quando me lo vidi spuntare con la pancia all’altezza del cuscino
aveva gli occhi lucidi e la candela in mano.
La candela
La candela la portò pure l’indomani alla processione
dei Re Magi la folla con tutte le persone importanti
in prima fila io facevo il chierichetto perché dice ch’ero un angelo
con tutti questi bei ricciolini ed ero buono e ubbidiente
e cantavo tu scendi dalle stelle ma non ero triste
io non sono mai triste anzi ridevo di nascosto mentre aggiustavo il passo
mi sembrava che tutti mi guardavano di dietro e mi piaceva
essere guardato di dietro con tutto il desiderio appresso
è meglio che essere scalcolati senza amici e senza ventura
non si scappa c’è il rischio di finire al riformatorio come me
il quale era ancora ingenuo e senza pensarci questo aveva e questo dava.
Veramente io esco Sebastiano
Veramente io esco Sebastiano nella fede di nascita
e fino ai quindici anni quando capitai cioè in un teatrino
con due amici che avevano un amico attore che recitava senza soldi
e si ubriacava pure lui con gli altri giovani tutti usciti di galera
perché rubavano le monetine degli ascensori ma sapevano suonare
la chitarra bene e cantavano la vita del quartiere con il cuore
pieno delle sovercherie del superiore gran cornuto e magnaccio
quanto è bella la libertà cantavano ora nella taverna e guardavano
mentre bevevano di traverso gli altri e io con tenerezza a loro
gli venne in testa di chiamarmi Cettina Cetty e così fu.
Fu per Carnevale
Fu per Carnevale la prima volta che mi vestii da femmina
con i tacchi e il rossetto ero liscio senza un pelo minuta
bella veramente deciso pronto a tutto ero io un bisquì
e pensavo a mia madre se mi vedesse lei che diceva sempre
meglio nascere maschio è una schiavitù con tuo padre
che invece non mi disse mai niente lui faceva la sua vita
non gl’importava niente quella volta che si fece trovare disteso
si lamentava ahi ahi che dolore mi sento qui al basso ventre
gli feci una camomilla gli dissi dormi papà e fu così che
non ne seppi più niente.
C’era quando mi pagavano
C’era quando mi pagavano e quando mi lasciavano lì
con le stelle in faccia certe volte tutto pieno di sangue
non ci andavo in ospedale col dottore e gl’infermieri
così ti togli il vizio a quest’età garrusello finocchino
mi vergognavo lì dentro mi guardavano tutti per farmi
un’iniezione facevano finta tra di loro che schifo
solo con le donne non era vero ormai io lo sapevo
li facevo godere senza chiedere nulla dare tutto
va a finire che qualcuno s’innamora in tutti i sensi
ti prego non mi fare soffrire porgimi la tua bocca amore
questo sognavano con la femmina come maschi non combattere più.
Finocchio
Finocchio me lo disse pure il colonnello medico
finocchio tu con quelle palle ventiquattro mesi ne fai
marsh a Taranto arruolato in marina stavo bene
con la divisa bianca e il cravattino nero a fare la spesa
con la signora moglie in giro il capitano era tranquillo
finalmente con questo frocio in casa fu la prima volta
nella mia giovane vita potevo dire di no comandi signora
ho bisogno di te senza preamboli spogliati e fai silenzio
mi raccomando riempimi tutta maschio inutile schifoso bello
mi subissava sotto una valanga d’ingiurie mi spolpava
non era me che voleva non lo so che cosa aveva perchè
mi sputò sulla pancia e mi disse che ci campavo a fare.
Che ci campavo a fare
Che ci campavo a fare cominciai a guardarmi allo specchio
nudo davanti e dietro danzavo in punta di piedi danzavo
col pareo besame mucho marinaio ragioniere finanziere
chi sei povero Cristo col wisky in mano besame mucho
qui sotto la nuca all’altezza della vena aorta ridi
io sempre rido quando parlo sospiro le ultime parole
così ti devi avvicinare per capire scemo io non fingevo
scemi sono tutti Padre e non capiscono niente.
Il bello è
Il bello è che io ero devoto alla Madonna
a Siracusa ogni anno in gita con la croce in petto
sul pulmann si scherzava con le mie amiche vestite
normali però c’era sempre qualcuno che guardava
questa manata di finocchi che ci vengono a fare
davanti alla chiesa mi facevo il segno della croce
come m’avevano insegnato i monaci in ginocchio
pregavo tutto confuso sono capace di farmi frate
te l’immagini anche se io non lo so dire Padre
mi sentivo un lenzuolo steso al sole a sette fili.
Peccato che bello giovane
Peccato che bello giovane se l’è cercata lui
che brutta fine pure lui figlio di mamma
mah non si può dire niente oggi come oggi
perché nemmeno l’estremunzione gli hanno dato
con tutte quelle porcherie che andiamo cercando
per lui quattro gatti c’erano nella camera mortuaria
c’era chi mi chiamava Sebastiano e chi Cettina
sembra che ride mai t’ho visto incazzato Cetty
è vero pure morto non lo facevo apposta
d’altro canto poi con chi mi potevo confidare
mi veniva meglio a ragionare con il corpo
fino all’ultimo momento Padre e questo è tutto.
Partecipazione Concorso I FIUMI, aprile2002, casella postale n.4,- 30020 La Salute di Livenza(VE).Tel. 0421311677
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Nicola Lo Bianco, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.