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la femminella

di Nicola Lo Bianco
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Pubblicato il 13/10/2012 19:31:01

 

 

La femminella

 

 

 

Nel nome del Padre

 

 

Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo,

Padre fu un frate benedettino che mi battezzò la vigilia di Natale

di dieci anni fa mentre ero solo nella camerata vuota

ero rimasto l’unico convittore dimenticato pure dal padre mio

che lavorava di qua e di là e ogni tanto si ubriacava

dopo che mia madre aveva chiamato i carabinieri per fargli vedere

il sangue nel fazzoletto e i segni delle bastonate in tutto il corpo

spogliandosi quasi nuda con mutande e reggiseno di colore diverso

senza vergogna tanto che il maresciallo smorfiava si copra si copra

abbiamo capito e se li portò via tuttiedue padre e madre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angiolo cuccioletto mio

 

Angiolo cuccioletto mio non ti spaventare che ci sono qua io

che ti proteggo e ti riscaldo con tutto questo freddo

il Signore sa e perdona chi non ha peccato scagli la pietra

io non avevo paura ora capisco perché frate perché mi disse

cuccioletto la parola giusta in quel momento non l’ho più dimenticata

neppure dopo tanti anni quell’estate delle tre giovani madri

che conoscevano il piacere del letto nel primo pomeriggio ridevano

e si sventagliavano le cosce aperte per il caldo di fronte a me

ridevano di un segreto loro misterioso facci vedere la ciollina

ce l’hai sì o no questa ciollina vediamo vediamo non ce l’ha

la levatrice ha sbagliato invece del cordone ha tagliato il ciollone

povero figlio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Io di sesso

 

Io di sesso che capivo non le sapevo queste cose

forse fu mia cugina già signorina con i peli

che m’insegnò questa voce bella bassa di velluto

quando mi veniva a fiatare di notte mi spavento

a stare sola ci sono gli spiriti vieni a dormire con me

io ci andavo ma non dormivo non mi faceva dormire

e la mattina faceva finta di niente nemmeno mi guardava

e così pure il frate benedettino sorrideva con i denti gialli

quando me lo vidi spuntare con la pancia all’altezza del cuscino

aveva gli occhi lucidi e la candela in mano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La candela

 

La candela la portò pure l’indomani alla processione

dei Re Magi la folla con tutte le persone importanti

in prima fila io facevo il chierichetto perché dice ch’ero un angelo

con tutti questi bei ricciolini ed ero buono e ubbidiente

e cantavo tu scendi dalle stelle ma non ero triste

io non sono mai triste anzi ridevo di nascosto mentre aggiustavo il passo

mi sembrava che tutti mi guardavano di dietro e mi piaceva

essere guardato di dietro con tutto il desiderio appresso

è meglio che essere scalcolati senza amici e senza ventura

non si scappa c’è il rischio di finire al riformatorio come me

il quale era ancora ingenuo e senza pensarci questo aveva e questo dava.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Veramente io esco Sebastiano

 

Veramente io esco Sebastiano nella fede di nascita

e fino ai quindici anni quando capitai cioè in un teatrino

con due amici che avevano un amico attore che recitava senza soldi

e si ubriacava pure lui con gli altri giovani tutti usciti di galera

perché rubavano le monetine degli ascensori ma sapevano suonare

la chitarra bene e cantavano la vita del quartiere con il cuore

pieno delle sovercherie del superiore gran cornuto e magnaccio

quanto è bella la libertà cantavano ora nella taverna e guardavano

mentre bevevano di traverso gli altri e io con tenerezza a loro

gli venne in testa di chiamarmi Cettina Cetty e così fu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fu per Carnevale

 

Fu per Carnevale la prima volta che mi vestii da femmina

con i tacchi e il rossetto ero liscio senza un pelo minuta

bella veramente deciso pronto a tutto ero io un bisquì

e pensavo a mia madre se mi vedesse lei che diceva sempre

meglio nascere maschio è una schiavitù con tuo padre

che invece non mi disse mai niente lui faceva la sua vita

non gl’importava niente quella volta che si fece trovare disteso

si lamentava ahi ahi che dolore mi sento qui al basso ventre

gli feci una camomilla gli dissi dormi papà e fu così che

non ne seppi più niente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era quando mi pagavano

 

C’era quando mi pagavano e quando mi lasciavano lì

con le stelle in faccia certe volte tutto pieno di sangue

non ci andavo in ospedale col dottore e gl’infermieri

così ti togli il vizio a quest’età garrusello finocchino

mi vergognavo lì dentro mi guardavano tutti per farmi

un’iniezione facevano finta tra di loro che schifo

solo con le donne non era vero ormai io lo sapevo

li facevo godere senza chiedere nulla dare tutto

va a finire che qualcuno s’innamora in tutti i sensi

ti prego non mi fare soffrire porgimi la tua bocca amore

questo sognavano con la femmina come maschi non combattere più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finocchio

 

Finocchio me lo disse pure il colonnello medico

finocchio tu con quelle palle ventiquattro mesi ne fai

marsh a Taranto arruolato in marina stavo bene

con la divisa bianca e il cravattino nero a fare la spesa

con la signora moglie in giro il capitano era tranquillo

finalmente con questo frocio in casa fu la prima volta

nella mia giovane vita potevo dire di no comandi signora

ho bisogno di te senza preamboli spogliati e fai silenzio

mi raccomando riempimi tutta maschio inutile schifoso bello

mi subissava sotto una valanga d’ingiurie mi spolpava

non era me che voleva non lo so che cosa aveva perchè

mi sputò sulla pancia e mi disse che ci campavo a fare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che ci campavo a fare

 

Che ci campavo a fare cominciai a guardarmi allo specchio

nudo davanti e dietro danzavo in punta di piedi danzavo

col pareo besame mucho marinaio ragioniere finanziere

chi sei povero Cristo col wisky in mano besame mucho

qui sotto la nuca all’altezza della vena aorta ridi

io sempre rido quando parlo sospiro le ultime parole

così ti devi avvicinare per capire scemo io non fingevo

scemi sono tutti Padre e non capiscono niente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il bello è

 

Il bello è che io ero devoto alla Madonna

a Siracusa ogni anno in gita con la croce in petto

sul pulmann si scherzava con le mie amiche vestite

normali però c’era sempre qualcuno che guardava

questa manata di finocchi che ci vengono a fare

davanti alla chiesa mi facevo il segno della croce

come m’avevano insegnato i monaci in ginocchio

pregavo tutto confuso sono capace di farmi frate

te l’immagini anche se io non lo so dire Padre

mi sentivo un lenzuolo steso al sole a sette fili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Peccato che bello giovane

 

Peccato che bello giovane se l’è cercata lui

che brutta fine pure lui figlio di mamma

mah non si può dire niente oggi come oggi

perché nemmeno l’estremunzione gli hanno dato

con tutte quelle porcherie che andiamo cercando

per lui quattro gatti c’erano nella camera mortuaria

c’era chi mi chiamava Sebastiano e chi Cettina

sembra che ride mai t’ho visto incazzato Cetty

è vero pure morto non lo facevo apposta

d’altro canto poi con chi mi potevo confidare

mi veniva meglio a ragionare con il corpo

fino all’ultimo momento Padre e questo è tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Partecipazione Concorso I FIUMI, aprile2002, casella postale n.4,- 30020 La Salute di Livenza(VE).Tel. 0421311677

 



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