Pubblicato il 29/05/2012 18:15:19
I Thou still unravished bride of quietness, Thou foster-child of silence and slow time, Sylvan historian, who canst thus express A flowery tale more sweetly than our rhyme: What leaf-fringed legend haunts about thy shape Of deities or mortals, or of both, In Tempe or the dales of Arcady? What men or gods are these? What maidens loth? What mad pursuit? What struggle to escape? What pipes and timbrels? What wild ecstasy?
II Heard melodies are sweet, but those unheard Are sweeter; therefore, ye soft pipes, play on; Not to the sensual ear, but, more endeared, Pipe to the spirit ditties of no tone: Fair youth, beneath the trees, thou canst not leave Thy song, nor ever can those trees be bare; Bold Lover, never, never canst thou kiss, Though winning near the goal — yet, do not grieve; She cannot fade, though thou hast not thy bliss, Forever wilt thou love, and she be fair!
III Ah, happy, happy boughs! that cannot shed Your leaves, nor ever bid the Spring adieu; And, happy melodist, unwearied, Forever piping songs forever new; More happy love! more happy, happy love! Forever warm and still to be enjoyed, Forever panting, and forever young; All breathing human passion far above, That leaves a heart high-sorrowful and cloyed, A burning forehead, and a parching tongue.
IV Who are these coming to the sacrifice? To what green altar, O mysterious priest, Lead'st thou that heifer lowing at the skies, And all her silken flanks with garlands dressed? What little town by river or sea shore, Or mountain-built with peaceful citadel, Is emptied of this folk, this pious morn? And, little town, thy streets for evermore Will silent be; and not a soul to tell Why thou art desolate, can e'er return.
V O Attic shape! Fair attidude! with brede Of marble men and maidens overwrought, With forest branches and the trodden weed; Thou, silent form, dost tease us out of thought As doth eternity: Cold Pastoral! When old age shall this generation waste, Thou shalt remain, in midst of other woe Than ours, a friend to man, to whom thou say'st, "Beauty is truth, truth beauty, — that is all Ye know on earth, and all ye need to know."
(Testo tratto da "Shelley, Keats e Byron. I ragazzi che amavano il vento", Feltrinelli, pag. 74)
I Tu ancora intatta sposa della quiete, Tu figlia adottiva del silenzio e del tempo lento, Narratrice silvestre, che puoi così esprimere Un racconto fiorito più dolce della nostra rima: Quale leggenda ornata di foglie sovrasta la tua forma, Di divinità o di mortali, o di entrambi, A Tempe o sulle vallette dell'Arcadia? Quali uomini o dèi sono questi? Quali vergini restìe? Quale folle inseguimento? Quale lotta per fuggire? Quali flauti e tamburelli? Quali estasi selvagge?
II Le melodie udite sono dolci, ma quelle non udite Sono più dolci: dunque, voi, flauti lievi suonate ancora: Non per l’orecchio sensuale, ma, più preziosi Suonate canti senza toni allo spirito: Bel giovane, sotto gli alberi, tu non puoi abbandonare La tua canzone, né mai possono quegli alberi esser spogli; Sfrontato amante, mai, mai puoi tu baciare, Benché vincente, quasi alla mèta - ma, non affliggerti; Lei non può svanire, pur non avendo tu la tua beatitudine, Per sempre l’amerai e lei sarà bella!
III Ah felici, felici rami! incapaci di perdere Le vostre foglie, né mai di dire addio alla Primavera; E, felice musico, instancabile, Che suoni per sempre canzoni eternamente nuove; Amore più felice! più felice, felice amore! Per sempre ardente e ancora da godere, Per sempre ansante e per sempre giovane; Ad ogni passione umana che respira superiore, Che lascia un cuore afflitto e saziato, Una fronte in fiamme, e una lingua inaridita.
IV Chi sono questi che vengono al sacrificio? A quale verde altare, o sacerdote misterioso, Tu conduci quella giovenca mugghiante verso il cielo, E tutti i suoi fiocchi di seta coperti di ghirlande? Quale piccola città sul fiume o sulla spiaggia, Quale monte eretto con serena cittadella, È pieno di questa gente questo mattino devoto? E, piccola città, le tue strade per sempre Saranno silenziose; e nessun'anima a dirti Perché tu sei deserta, può mai tornare.
V O forma Attica! Bella attitudine! con fregio Di marmo uomini e vergini adornati Con rami di foresta e l'erba calpestata; Tu forma silenziosa! Ci induci a pensare Come fa l'eternità. Freddo pastorale! Quando la vecchiaia sperpererà questa generazione, Tu rimarrai, in mezzo ad altro dolore Che il nostro, un amico all'uomo, al quale tu dici, "bellezza è verità, verità bellezza", è tutto ciò che Tu sai, è tutto quello che ti basta sapere.
(Traduzione dal web a cura di Marco Vignolo Gargini)
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