Pubblicato il 14/05/2012 08:46:38
"Digitale purpurea" da Un cielo visto nel sogno - Edit. Corriere della Sera
I Siedono. L'una guarda l'altra. l'una esile e bionda, semplice di vesti e di sguardi; ma l'altra, esile e bruna,
l'altra... I due occhi semplici e modesti fissano gli altri due ch'ardono."E mai non ci tornasti?" "Mai!" "Non le vedesti
più?" "Non più, cara." "Io sì: ci ritornai; e le rividi le mie bianche suore, e li rivissi i dolci anni che sai;
quei piccoli anni così dolci al cuore..." L'altra sorrise. "E di': non lo ricordi quell'orto chiuso? i rovi con le more?
i ginepri tra cui zirlano i tordi? i bussi amari? quel segreto canto misterioso, con quel fiore, fior di...?
"morte: sì, cara". "Ed era vero? Tanto io ci credeva che non mai, Rachele, sarei passata al triste fiore accanto.
Ché si diceva: il fiore ha come un miele che inebria l'aria; un suo vapor che bagna l'anima d'un oblio dolce e crudele.
Oh! quel convento in mezzo alla montagna cerulea!" Maria parla: una mano posa su quella della sua compagna;
e l'una e l'altra guardano lontano.
II
Vedono. Sorge nell'azzurro intenso del ciel di maggio il loro monastero, pieno di litanie, pieno d'incenso.
Vedono; e si profuma il lor pensiero d'odor di rose e di viole a ciocche, di sentor d'innocenza e di mistero.
E negli orecchi ronzano, alle bocche salgono melodie, dimenticate, là, da tastiere appena appena tocche...
Oh! quale vi sorrise oggi, alle grate, ospite caro? onde più rosse e liete tornaste alle sonanti camerate
oggi: ed oggi, più alto, Ave, ripete, Ave Maria, la vostra voce in coro; e poi d'un tratto (perché mai?) piangete...
Piangono, un poco, nel tramonto d'oro, senza perché. Quante fanciulle sono nell'orto, bianco qua e là di loro !
Bianco e ciarliero. Ad or ad or, col suono di vele al vento, vengono. Rimane qualcuna, e legge in un suo libro buono.
In disparte da loro agili e sane, una spiga di fiori, anzi di dita spruzzolare di sangue, dita umane,
l'alito ignoro spande di sua vita.
III
"Maria!" "Rachele!" Un poco più le mani si premono. In quell'ora hanno veduto la fanciullezza, i cari anni lontani.
Memorie (l'una sa dell'altra al muro premere) dolci, come è tristo e pio il lontanar d'un ultimo saluto!
"Maria!" "Rachele!" Questa piange, "Addio!" dice tra sé, poi volta la parola grave a Maria, ma i neri occhi no: "Io,"
mormora, "sì: sentii quel fiore. Sola ero con le cetonie verdi. Il vento portava odor di rose e di viole a
ciocche. Nel cuore, il languido fermento d'un sogno che notturno arse e che s'era all'alba, nell'ignara anima, spento.
Maria, ricordo quella grave sera. L'aria soffiava luce di baleni silenziosi. M'inoltrai leggiera,
cauta, su per i molli terrapieni erbosi. I piedi mi tenea la folta erba. Sorridi? E dirmi sentia: Vieni!
Vieni! E fu molta la dolcezza! molta! tanta, che, vedi... (l'altra lo stupore alza degli occhi, e vede ora, ed ascolta
con un suo lungo brivido...) si muore!"
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