CAPITOLO V Il principe Xanto
Nefer si girò per tornare al suo scanno. Fatti pochi passi, però, andò a scontrarsi con qualcuno che veniva in senso opposto e che pareva avere Seth, Signore delle Tempeste, alle calcagna e che dovette sorreggerla per impedirle di cadere. Sollevò gli occhi e il cuore le balzò nel petto nell’incontrare uno sguardo, azzurro come il cielo che lestava sulla testa, profondo come le acque del Nilo e ardente come i raggi di Horo.
Era un giovane sui venti anni, prestante ed atletico, capelli biondi. Gli occhi, di colore indefinibile, chiari e brillanti, la guardavano in modo così intenso che a Nefer parve deliziosamente sconveniente e il suo volto avvampò sotto quello sguardo.
Indossava la veste delle Guardie Reali e la sovrastava con l’imponente statura.
“Perdonami, bella fanciulla…”cominciò lui, ma Nefer lo interruppe:
”Tu… tu sei il principe Xanto di Troia.” esclamò; l’altro aggrottò la fronte senza rispondere.
Quel giovane era proprio il figlio di Priamo, ultimo della numerosa prole del Re di Troia e, forse, il piùavvenente. La sua storia era uguale a quella di tutti gli altri principi troiani scampati all’eccidio e destinati alla schiavitù. Menelao, re di Sparta e capo dell’armata achea, caduta la città, lo aveva fatto prigioniero e condotto schiavo con sé.
Durante il ritorno in patria, però, la dea Atena aveva ostacolato la traversata del capo dei guerrieri achei perché adirata contro il greco Aiace d’Oileo, che aveva usato violenza a Cassandra, principessa di Troia e sua Sacerdotessa.
L’ira della Dea dell’Ulivo aveva colpito quasi tutti i guerrieri Achei perché non avevano punito quel sacrilegio.Aveva fatto vagare e poi disperdere la flotta attraverso i mari: delle cinquanta navi di Menelao, si erano salvate dal naufragio solamente cinque, più quella di un suo guerriero, a bordo della quale si trovava il principe Xanto.
Fatto prigioniero, dopo la morte del fratello, il grande Ettore, il ragazzo aveva più volte tentato la fuga e quello era solo l’ultimo tentativo di sottrarsi alla prigionia ed alla schiavitù.
“Perché indossi la divisa delle Guardie del Faraone? – domandò la principessa; il ragazzo continuava a guardarlo in silenzio – Sei fuggito? I soldati del Faraone ti stanno cercando, lo sai? Non temere, però. Io non ti tradirò.” lo rassicurò.
“Tu non sei come i soldati delFaraone. – fece con amarezza il principe fuggiasco – Si sono posti sulle traccedi Xanto come un branco di cani rabbiosi che corrono dietro l’antilope per il piacere del padrone.”
“Il Faraone – replicò Nefer –non ama dare la caccia ai fuggiaschi, siano pure essi figli di Re. Il Faraone è valente cacciatore di tori, leoni ed elefanti e non di uomini!”
“Tu stessa – replicò a sua volta il ragazzo – hai detto che l’esercito intero è sulle tracce di Xanto… Neppure per mio fratello Ettore, il più valoroso guerriero della terra, si è mai mobilitato un esercito intero.”
“Non è consuetudine del Faraone, mio padre, cacciare uomini, ho detto e…”
“Per il Sacro Tridente di Poseidone! – proruppe l’altro – Tu sei la figlia del Faraone? Oh, me meschino! Ora mi farai…”
“Ti ho detto di non temere alcun danno da parte mia. – lo rassicurò nuovamente lei – Io conosco ciò che è accaduto alla tua città… Troia! So con quale ingannevole azione è stata costretta alla resa e so della triste fine del suo Re, Priamo, e dei suoi figli… l’ho sentita tante volte per bocca dei cantori che giungono qui, a corte. Ho sentito cantare le gesta di principi guerrieri come Odisseo, Achille e anche Ettore ed Enea… Ho udito del dono della veggenza che Cassandra, principessa di Troia, ebbe da un Dio di nome Apollo e dell’infallibilità dei responsi del suo gemello, il principe Eleno,che…”
“E’ proprio nella terra dell’Epiro, - la interruppe per la seconda volta il principe Xanto – che voglio arrivare… col favore degli Dei. Mio fratello Eleno, che mi dicono sia giunto sano e salvo in quella terra, sarà felice di ospitarmi, spero. E lo sarà anche Andromaca, che egli ha sposato dopo la morte di nostro fratello Ettore, avvenuta non per mano di Achille, ma grazie all’aiuto dei suoi Dei. – il principe troiano ebbe una pausa: la sua voce era carica di dolore e di rancore. Si schiarì la voce, tirò su col naso, poi continuò – Ricordo che Andromaca era gentile con me quando ero bambino e giocavo con suo figlio Astianatte.”
“Io ti aiuterò a fuggire.” dissed’un fiato la principessa di Tebe.
“Perché lo fai?” domandò lui; lei scosse la testa e continuò:
“Quando re Menelao giunse qui, salvò una delle figlie del Faraone dalla furia di un toro inferocito e il Faraone gli deve riconoscenza… Sono io quella principessa e chiederò al capo delle Guardie Reali di porti sotto la sua protezione.”
“Il principe Thotmosis?”
“Tu non dovrai più temere per latua libertà. – assentì col capo la ragazza – Sarà il principe Thotmosis a mettere in atto questi propositi… dopo che gliene avrò parlato, naturalmente.-aggiunse con un sorriso che le illuuminò il bel volto - Adesso vai. Nasconditi da qualche parte. Domani ti presenterò al capo della Guardia Reale. Aspettami davanti al Pilone di Ammon-Ra… Sai dove si trova il Pilo… ”
“Ti aspetterò lì! – la interruppe il principe fuggiasco, poi - Non sei solo bella, principessa, ma anche gentile e generosa. – sorrise e prima di allontanarsi aggiunse – Non conosco il tuonome.”
“Nefer… Sono la principessa Nefer di Tebe.”
“A domani, dolce fiore d’Egitto.– salutò il ragazzo – A domani, principessa Nefer, bella e splendente più dell’Aurora.”
Rimasta da sola e con le guance diventate porpora, Nefer riassaporò quelle parole e il cuore cominciò a batterle precipitosamente.
“Mi trova bella.” pensò sottovoce, cercando la propria immagine riflessa nello specchietto della danzatrice. Cercò anche quello dell’altra se stessa, ma Isabella non c’era più.
(continua)
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