Pubblicato il 08/05/2012 14:59:19
Neanche a me piace: vi sono cose più importanti di tutte queste inezie. A leggerla, però, con totale disprezzo, vi si scopre, dopo tutto, uno spazio per l’autentico. Mani capaci di afferrare, occhi che sanno dilatarsi, capelli che possono drizzarsi all’occorrenza, queste cose sono importanti
non già perché si possa sovrapporvi un’interpretazione altisonante, ma perché sono utili. Quando diventano così elaborate da divenire inintellegibili, di tutti noi si può dire la stessa cosa, che noi non ammiriamo quello che non potremo mai comprendere: la nottola appesa a testa in giù o in cerca di qualche cosa da mangiare, elefanti al lavoro, un cavallo selvaggio che si rotola, un lupo instancabile in agguato sotto un albero, il critico impassibile che arriccia la pelle come un cavallo che sente una pulce, il tifoso di base- ball, L’esperto di statistica - e non è giusto fare preclusioni contro “documenti d’affari
e libri di scuola”*; sono tutti fenomeni importanti. Ma c’è da fare una distizione: se vengono gonfiati da mezzi poeti, il risultato non è poesia; né mai potremo avere poesia e i poeti tra noi non diventano “letteralisti dell’immaginazione”** - superiori all’insolenza e alla volgarità, disposti a sottoporre
a ispezione “giardini immaginari con rospi veri dentro”. Frattanto, se pretendi da una parte la materia grezza della poesia allo stato più grezzo che ci sia, dall’altra parte ciò che è genuino, allora ti interessi alla poesia.
(1921) *Dal diario di Tolstoj: “Dove sia il confine tra prosa e poesia, non riuscirò mai a apirlo: La questione è posta nei manuali di stilistica, ma la risposta supera le mie capacità. La poesia è verso; la prosa non è verso. Ovvero, tutto è poesia, ad eccezione dei documenti d’affari e dei libri di scuola”. ** “Letteralità dell’immaginazione”. W. B. Yeats, Ideas of Good and Evil, A. H. Bullen, 1903, p. 182: “La limitazione delle sue vedute derivava dalla stessa intensità della sua visione: egli era un realista dell’immaginazione, un realista troppo letterale, come altri lo sono della natura; e poiché credeva che, sotto lo stimolo dell’ispirazione, le figure viste dall’occhio della mente fossero ‘esistenze eterne’, simboli di essenze divine, odiava ogni grazia dello stile che potesse offuscare i loro lineamenti”.— (tratta da ‘Le poesie’ a cura di Gilberto Forti, Lina Angioletti, Biblioteca Adelphi, 1991, vedi sito http://poesia.blog.rainews24.it/2011/09/14/in-memoria-di-te-marianne-moore/)
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