Pubblicato il 18/04/2012 21:55:39
Non so vedere il Carro, da millenni, vederlo come figura piena, intera, come lo vide, ultimo, Platone sognando, non sento il brivido del suo movimento nel cielo, alto, lontano, irraggiungibie. E non credo che mai le mie lacrime possano svaporare in limpida rugiada, né tramutarsi in perle i miei occhi, né le mie labbra ritornare corallo. Eppure qualcosa, sento, sta mutando in me come nel tempo, indissolubili l'uno dall'altro come la storia e il sangue. Mi sono accorto all'improvvviso che ogni giorno io muoio e rinasco mille volte ad ogni battito delle sue ciglia, il buio eterno di quell'istante e la luce gloriosa, piena del risveglio. Io sto viaggiano sul Carro, nei suoi occhi, il cielo da tempo canta nel volto. Ora come in un sogno bianco del mattino sento che il teschio di Yorick nella fossa nell'incubo di Elsinore e dei suoi spalti giaceva in attesa di risorgere. E che il deserto forse fu creato per rendere infallibile il miraggio. Questo è un tempo di rinascita, io sento in ogni battito del mio cuore un mutamento in qualche cosa di inusitato e strano che un giorno vidi nel Carro, poi nei suoi occhi.
(tratta da "Almanacco dello specchio", Mondadori 2011)
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