Pubblicato il 20/02/2009 00:23:00
Fotis, dopo la morte misteriosa del padre, deve mandare avanti la famiglia sebbene sia ancora poco più che un ragazzino. Ha una nonna, una madre,un fratellino scapestrato e due sorelle, oltre che un campo di tabacco e tanta miseria. Ma Fotis ha coraggio ed è caparbio, ce la fa, ce la vuole fare, senza rinunciare a studiare, finché un giorno incontra una ragazza, per la quale perde la testa, totalmente, malgrado la ragazza gli dica che non vuole legami, che è come una farfalla, le piace volare di fiore in fiore. Fotis non sente ragioni, è stregato, la segue ad Atene, dove trova un lavoro e continua a mantenere la famiglia, sempre più povera e disperata, consolata soltanto dall’inesauribile bontà e saggezza della nonna. Lentamente, tra mille traversie, con tanto dolore, ma anche tanto coraggio, aiutato dalle parole d’amore profondo della nonna, Fotis, diventa un uomo, conosce l’amore, porta tante cicatrici ma è cresciuto nella pienezza del suo essere e può tornare a casa nella terra della sua famiglia, e dare sollievo alla madre malata. E’ una bella storia quella di Fotis, a lieto fine – come si diceva un tempo – sebbene con vari lutti che ombreggiano qua e là il suo cammino di crescita, ma alla fine trova la felicità. Una storia semplice, come forse ne accadono ancora, ma cosa rende questo libro magicamente unico? Sono pennellate di poesia del colore della luna, soavi, in cui gli elementi della Natura, quali il ciliegio, il gelsomino, le nuvole, i colori del tramonto, vivono quello che succede agli uomini. Pare che il racconto sia la spiegazione in prosa, in termini comprensibili agli umani, delle parti che nel libro sono in corsivo e sono i dialoghi della Natura, scritti con accenti fortemente poetici. Per esempio quando ad un certo punto una delle sorelline di Fotis sta male ed è in pericolo di vita, viene portata in ospedale, tutto è raccontato in termini drammatici, di urgenza, come è urgente tentare di salvare una vita, poi d’improvviso anche gli alberi, sotto il sole del meriggio, si raccontano quanto accade: […] “ha le convulsioni. E’ entrata in coma. Potrebbe morire…” “Potrebbe morire” disse il melo fissando Dio negli occhi. “Potrebbe morire”, sussurrò il ciliegio. E gettò una ciliegia sulla guancia della Madonna. Queste parti sono una manciata in tutto il libro, gettate, come il melo getterebbe i petali dei suoi fiori su di un prato, a dare un senso di poesia al romanzo e alla vita stessa, ricordandoci che anche nei momenti più bui delle nostre esistenze ci sono gli elementi della natura che ci osservano e ci proteggono, sussurrandosi i segreti dei nostri cuori. Un libro davvero bello, consigliato a chi ama la poesia e a chi ama la narrativa, da leggere con calma, più volte.
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