Pubblicato il 28/06/2012 14:34:23
Non so chi sono - ormai nel folle rombo albero minuto a sostenere rotante velatura. Isole di silenzio battezzano salvezza in altri abissi, forse, a curare blandite oscure piaghe con saliva luminosa d’alga azzurra in dolce acqua d’altopiano - che a pietà ammansita scende. Approdo? Niente, mai niente oltre il Nome Arcano. Mi salva? Certo mi ristoro se graal opalescente trabocca rosso vermiglio. Divinamente m’illumino di vino - piango, rido, di me contraffacente. Ecco arrivare la benedizione, ma è vera? Sogno. Dov’è la fenditura senza incontro? Aspetto il tripudio della piena commozione. Pietà plenaria. O pena. Sono con me, eppure nel fermento dell’altrove. Ridicolmente soave, lieve. No, non attendo dalla parola niente. Parola sì consunta, ma pietosamente in condutture d’aria offerta. Eremo di strana, non detta gioia.
*Il termine greco hesychia significa lo stato di silenzio, di quiete, e di tranquillità, che è il risultato della cessazione del disturbo e dell'agitazione, esterni e interni.
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