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SABINA la CACCIATRICE

di Maria Pace
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Pubblicato il 06/07/2012 09:13:43

L'arena era stata trasformata in un ameno paesaggio esotico per ospitare i giochi del primo mattino: la venatio, la caccia agli animali feroci,giunti da terre lontane e stipati nel vivarium del Castra Praetoria. Coccodrilli, leoni, elefanti e altri ancora, giungevanoa Roma procurati da agenzie di cacciatori specializzati: taurisci, leontii, pentasii, ossia, cacciatori di tori,leoni, pantere.  In molte di queste categorie era specializzato soprattutto il gentil sesso, come la cacciatriceSabina, nome d’arte: Diana.

Camuffata da laghetti, boschi e rocce artificiali, la Spina, al centro dell’arena, aveva assunto l’aspetto di un’oasi nel deserto. Un gruppo di ibis prese il volo, da uno di quei boschetti, passando sopra l’arena, e si dispose in una lunga fila, prima di allontanarsi nel cielo terso del mattino, seguito da entusiastiche grida.

Un poderoso ruggito riportò nell’arena l’attenzione di tutti.  Labelva comparve d’improvviso sopra un crostone roccioso; un gruppo di avvoltoi si levò gracchiando e lasciò le carogne di cui si stavano cibando. Era una pantera nera e trotterellò per qualche metro, letale, potente, elegante, poi sifermò e fiutò l’aria, avvertendo una minaccia.

Una figura femminile sbucò dal boschetto; 

Gli occhi della belva la seguirono, obliqui e feroci. Non ruggì, come avrebbe fatto un leone, nè mosse subito all’attacco, come avrebbe fatto una tigre. Cauta e silenziosa, continuòa seguire da lontano  i movimenti della“preda” e l’attese.

La “preda”, una splendida DianaCacciatrice dalla tunica succinta che poco nascondeva del corpo dalle prorompenti forme, si guardava intorno guardinga.

Al pari della fiera.

In mano aveva un arco e unafreccia e al fianco un pugnale: le sarebbe servito se quell’unica freccia avesse fallito il bersaglio.

Quale delle due fosse la preda equale la predatrice era da stabilire.

“Sabina! Sabina!” dall’arenapartì immediatamente un urlo.

La cacciatrice alzò le bracciaarmate  e salutò il pubblico; letrotterellava al fianco un cerbiatto dalle corna appena accennate.

La pantera continuò a ruggire ele grandi pupille rotonde, a restringersi: l’odore del cervo aveva svegliato ilsuo istinto predatorio. Scattò, agile e silenziosa, ma la Cacciatrice tese l’arco, scoccò la freccia e questa sibilò nell’aria in cerca del bersaglio cheraggiunse e colpì.  Non a morte, però.

Sabina le si accostò guardinga,rimanendo a fissare la punta della freccia che esauriva la sua violenza nella carne, conficcata così profondamente nel muscolo pettorale da vibrare ai palpiti del cuore; il cervo guaiva più spaventato che mai.

“Finiscila! - le gridavano daglispalti - Jugola! Jugola!”

Sabina, esperta cacciatrice,sapeva che proprio quello era il momento più pericoloso e restò immobile con le pupille fisse in quelle della pantera, gialle e iniettate di sangue.

Un guizzo improvviso, poi un lampo nero  attraversò l’aria e investìla giovane atleta, trascinandola a terra.

Si rotolarono, avvinghiate sulla sabbia.

Nell’urto, la freccia conficcata nella carne della pantera, si  era spazzata. Le zampe anteriori della fiera stringevano la ragazza per le spalle e quelle posteriori le serravano il busto; le teste quasi si toccavano. Sabinariuscì a liberare il braccio, sollevò l’arma e colpì al cuore la “nemica”. Una,due, tre, quattro volte. Colpì  conprecisione e senza esitazione.

La fiera allentò la stretta eabbandonò la testa di lato e Sabina uscì dalla stretta mortale con la pellelacerata e la tunica a brandelli.

“Giù la tunica!” gridarono dalla tribuna imperiale.

“Vergognatevi!- interloquì confinto rimprovero Calvia Crispinilla - Vergognatevi! E’ una vergine!”

“Proprio per questo! Ah,ah,ah...”

Nell’arena, intanto, la Cacciatrice stava riassettandosi la tunica. La videro tornare alla pantera, chinarsi e colpirla al cuore.

La belva cessò di respirare.

Due inservienti accorsero con lunghe pertiche e trascinarono la carcassa verso la Porta Libitinenses, la Porta della Morte.

Un premio di duecentomila sesterzi aspettava l’atleta che lasciò l’arena, seguita dal cervo, fra grida eapplausi.

 

(brano tratto dal libro di Maria Pace   -   LA DECIMA LEGIONE - Panem et Circenses vol.I

 


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