Pubblicato il 30/07/2011 10:12:55
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E' così che ho visto il primo allunaggio. Ma quando le immagini sono finite, non è finita la fantasia. Avevo ancora davanti agli occhi il paesaggio arido e deserto della luna, le pietre che mai nessuna mano aveva fatto cambiare di posto, la pianura certamente coperta di polvere che mai nessun passo aveva calcato. Ed è stato allora che la fantasia mi ha aggredito in pieno. Ha deciso lei che il viaggio sulla luna non era stato un salto nello spazio, ma un salto nel tempo. Ho cercato di ragionare, ma ho desistito. Avrei saputo dove voleva portarmi la fantasia. Ed è stato molto semplice. Secondo lei, gli astronauti lanciati nello spazio avevano camminato lungo il filo del tempo, si erano posati di nuovo sulla terra, non la terra che conosciamo, bianca, verde, bruna e azzurra, ma la terra futura, una terra che occuperà ancora la stessa orbita, girando attorno a un sole spento - anch'essa morta, deserta di uomini, di uccelli, di fiori, senza un sorriso, senza una parola d'amore. Un pianeta inutile, con una storia antica e senza nessuno per raccontarla. Non sono un'eccezione. La mia morte personale è una certezza che oggi mi disturba, dopo avermi terrorizzato nell'adolescenza. Ho rivissuto quel terrore quando gli occhi penetranti della fantasia mi hanno mostrato la morta immagine di un pianeta, dove non ci sarà nulla che mi sia appartenuto, nulla che sia appartenuto all'umanità di cui sono parte. Ben poca cosa sembra la morte individuale di fronte a questa mano del tempo che inevitabilmente spazzerà via da questa terra gli uomini e le loro opere. E se ancora sarà vivo in qualche luogo, se avrà trasferito la sua casa su un altro pianeta, questo globo resterà forse come un rimorso - di un bene che non era meritato e perciò si è perduto. La terrà morirà, sarà quel che oggi è la luna. Che almeno la sua storia non sia in eterno la sequela di miserie, guerre, fame e torture che è stata finora. Perché non si cominci a dire già da oggi che l'uomo, alla fin fine, non è servito a nulla.
(tratto da "Di questo mondo e degli altri", edizioni Einaudi, 2007, a cura di Giulia Lanciani, pagg. 89-90)
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