Mentre bussava e concitatamentechiamava l’amico, vide il fratello Alessandro provenire dal fondo delcorridoio.
“Alex… Alessandro.” Chiamòsubito.
Il professore non era da solo;con lui c’era una donna araba bella ed affascinante.
Agile e snella, si muoveva conpasso scattante e quando fu vicino ad Isabella, tese la mano e la ragazza pensòdi non aver mai visto prima mani più belle ed affusolate. Guardandolaattentamente si disse anche che quella giovane aveva un fisico adatto più aduna modella che ad un’archeologa, qualifica con cui il fratello glielapresentò.
“La dottoressa Fatma. – disseAlessandro, poi – Che cosa c’è, piccola?”
“E’ tornato Osor.” rispose leid’un fiato.
“Ohhh!” non riuscì a trattenersiil giovane.
“Chi è Osor?” domandò Fatma.
La porta che si apriva e il voltoattonito di Alì che chiedeva, concitato, di questo Osor, dovette proprioincuriosire la donna che domandò ancora:
“Chi è questo Osor?”
I tre si scambiarono uno sguardo.
“Ti conosco bene, Fatma e so chesai tenere un segreto…- esordì Alessandro - un segreto sconvolgente per lavista.. l’udito e lo stesso raziocinio.”
“E cosa sarà mai! - sorrise ladonna; sorrideva spesso, cosa che accresceva il suo già particolare fascino:Fatma era come quei fiori carnosi, profumati e dal colore intenso – Mi sonoimbattuta tante volte in cose strane e inconsuete, nella mia vita.”
“Oh.oh… - ridacchiò Alì poi,schiarendosi la voce – Non definirei proprio una cosa strana ed inconsueta il nostro amico Osor.”
“E allora?”
“Prima di dirti chi è Osor, – interloquì Alex – voglio presentartelo.”
Trovarono Osor ancora immobilepresso la sponda del letto, così come Isabella lo aveva lasciato: gambedivaricate, braccia conserte. I contorni del volto, marcati e decisi, parevanotagliati dallo scalpello.
“E’ lui, Osor.” disse Isabellaavvicinandosi alla creatura.
“Bene! – fece la donna- Questoaitante giovanotto è un tipo sicuramente interessante, ne convengo. E’ unattore? E’ qui per la Rappresentazione storica di questa sera?”
Fatma indicò lo shendit maculatoche gli cingeva i fianchi.
“Quello non è un costume scenico.– spiegò Alì - E lui non è un attore.”
“No?” fecce eco la donna.
“No! Osor è un prodotto dellamagia degli antichi egizi. – continuò il ragazzo – E’ il Guardiano creato daiSacerdoti per proteggere la tomba della principessa Nefer. E’ il simulacro inlegno del Guardiano…”
“Come scherzo – lo interruppe ladonna – potrebbe essere divertente: - poi rivolta alla creatura – E tu,giovanotto, non dici nulla? Chi sei?”
“Io sono Osor,Guardiano-della-Soglia…”
“Parli come un robot. – ladottoressa interruppe anche lui – Non ditemi che questo aitante giovanotto è unrobot con addosso vesti ed acconciature dell’antico Egitto.”
“Oh, beh!… la moderna tecnologiaha clonato la pecora Dolly, ma non si è ancora spinta così oltre… si speraeh.eh.eh.” scherzò Alex
“La moderna tecnologia, no, –intervenne Alì – ma la magia degli antichi egizi, forse sì! E se fossero riusciti a manipolare lamateria? Lui è stato scolpito nel legno e…”
“che favole stai raccontando,ragazzo? Non sarai anche tu di quelli che tirano fuori teorie strane e balzanecome un mago tira conigli dal suocilindro, ah.ah.ah – rise la donna – Scolpito nel legno come il Pinocchio di quel racconto…”
“No, dottoressa. – insistevail ragazzo – Lui parla e cammina… sepossiede un’anima, questo non lo so, maè come una macchina dalle fattezze umane. Lo tocchi. Lo tocchi. Non c’è alcunbattito cardiaco.”
Fatma allungò una mano.
La ritrasse subito: era allibita.
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