Arti e artifici
Il cinema, inizialmente considerato di genere minore, fu poi annoverato a pieno titolo tra le arti visive; oggi tuttavia anche questa collocazione sembra riduttiva rispetto alla sua capacità di fondere linguaggi provenienti da campi molteplici, con risultati che ne sottolineano la specificità multidimensionale.
Molte sono le funzioni che assolve la c.d. “settima arte” nell’era delle comunicazioni di massa e della globalizzazione. Ma, all’interno di questo suo carattere di grande apertura, noi riconosciamo al cinema il pregio particolare di non essere invasivo, per il fatto stesso che obbliga a una scelta e perfino all’acquisto di un biglietto per potervi accedere. Questo aspetto, che di per sé sembrerebbe anti-democratico, emerge in una luce diversa se ci fermiamo ad analizzare gli effetti che cinema e televisione hanno sulla nostra quotidiana fatica di vivere.
La televisione - che del cinema condivide i caratteri strutturalmente più appariscenti - all’utente dotato di un livello medio di capacità critica appare come una specie di parodica imitazione. Con l’aggravante di piombarci in casa e confondere finanche la nostra percezione del reale. Sulla convulsione delle nostre giornate, essa sparge l’illusorio sedativo della ripetitività, che produce atonia e assuefazione. E ci lascia la possibilità dello zapping per l’esercizio illusorio della nostra volontà di esseri liberi .
Espressione apicale di questa farsa sono certi prodotti della “creatività” pubblicitaria. Mi chiedo come facciano certi professionisti a non rendersi conto che il più riuscito degli spot alla lunga si trasforma in un fastidio intollerabile sul piano estetico e su quello del più comune buon senso. Chi non ricorda la bella immagine di Megan Gale che pubblicizza la tecnologia vodafone: all’esotismo naturalistico dello sfondo e della stessa fascinosa modella, si aggiunge quello suggestivo della voce che sembra avvolgerci in un caldo abbraccio mentre pronuncia “… ed è tutto intorno a te.” Ma dopo un centinaio di repliche, quel sussurro cadenzato, volutamente allusivo come una promessa suggerita ma non espressa, si trasforma in una sdolcinata mimesi e produce solo fastidio.
E questo tipo di analisi potrebbe estendersi quasi a tutta la pubblicità televisiva.
Teresa Nastri
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