Gli occhi non fecero in tempo
ad abituarsi al buio – occorse una vita –
che pesante infierì la tenebra.
Così finalmente potesti gridare :”Ve l’avevo detto,
come è buia la luce, come è nera,
involucro che non dice, stretta che si fa
cornice”. Parente di quel nero
il silenzio apparecchiò parole
per dire/non dire, ignorando
suggerire.
Per aver rifiutato panieri di lasciva accidia
fui condannato ai celesti muri
di questa cella terrestre.
Tu non sei diverso, figlio.
Eri già distante, allora, mentre il resto
della scolaresca batteva sui timpani
idioti della festa imminente
i tuoi occhi irridevano alle quinte logore,
alla tana del serpente.
Adesso per un attimo siamo alla riva
qui deposti dal delirio infallibile della memoria
lontani dal fiato asfissiante della gente
e tu mi tieni per mano, me, tuo padre,
e osserviamo l’acqua che davanti a noi
forma le cascate fragorose
che inghiottono ogni voce,
ogni superbo assolo, le furie irose.
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