L’alba trovò Isabella immersa nel leggero dormiveglia chesegue ad una notte insonne. La luce del mattino, entrando dalla fessura dellaporta accostata, investì la sua figura rannicchiata nel letto ed ancora un po’infreddolita: nel deserto si avvicendano due mondi, quello assolato del giorno e l’altro gelido della notte.
Isabella aprì gli occhi; stele e papiri dipinti davanovita e storia alle pareti e al soffitto della camera-sepolcro che divideva colfratello, una tendina ammorbidiva le linee della finestrella.
Ritta, ai piedi del letto, investita dallo stesso fasciodi luce, Isabella vide una figura, una straordinaria, stupefacente figura: quella del Guardiano dellatomba della principessa Nefer.
La ragazza balzò a sedere e il sangue retrocesseimmediatamente dal bel volto stupefatto, per far posto ad un profondo pallore;le arterie pulsavano velocemente e i muscoli erano rigidi come legno.
“Sto… sto ancora sognando…” balbettò.
“Nefer, piccola signora del cielo… - una vocestraordinariamente dolce parve accarezzarla, ma lontana, cavernosa, gutturale,nonostante che alcune consonanti fossero accompagnate da un sibilo acuto – Osorè qui!”
La creaturafece un passo avanti; Isabella la fissava inquieta.
“Chi… chi sei?” domandò e neppure il suono della propriavoce riuscì a stemperare minimamente ilterrore prodotto da quell’inquietante presenza.
“Sono Osor il Guardiano, mia dolce signora.” risposequello.
La figura possente, i muscoli guizzanti sotto la pellebruna, le spalle atletiche, i fianchicoperti da un corto gonnellino, la folta e singolare capigliatura trattenuta dauna cordicella di pelle… No! Quella, pensò la ragazza, non era affatto unastatua… o quello che era parso nella tomba la sera precedente … ed era benvivo.
“Osor ti seguirà fedele come l’ombra. – riprese la voce.Era antica, ma calda e profonda . – Osor libererà il tuo cammino da ogniinsidia. Così è, da quando il Messaggero è venuto a porsi davanti a te.”
“Non è possibile! Sto sognando...” continuava a ripeterela ragazza, poi, di colpo, afferrò lasituazione, per quanto fantastica e paradossale apparisse: quella che le stavadavanti era una persona o qualcosa di simile. Ed era ben viva. Non era unastatua…. Ma no! Non era possibile. Stava sognando. Quello era un sogno e prestosi sarebbe svegliata e la visione sarebbe svanita come la nebbia di primomattino… Ma che diamine! Come aveva potuto credere… ah.ah.ah… come aveva potutocredere ad una cosa tanto assurda…
“Le parole di Alì, ieri sera… – continuò sottovoce il suopensiero. L’eco della sua stessa voce era quasi irriconoscibile alle orecchie,ma riuscì a tranquillizzarla – Non mi faccio prendere la mano dalla fantasia,io… La statua che prende vita, Ah.ah.ah! Che sciocchezza! Accidenti!.... Perchénon mi sveglio? Se metto i piedi a terra, forse il pavimento freddo misveglierà e questo qui se ne andrà. Ecco… adesso mi alzo…”
Mise i piedi fuori del letto.
Era certa che il contatto con il pavimento terrosol’avrebbe svegliata e avrebbe fatto svanire l’inquietante presenza. In piedi;un passo, un secondo, un terzo e un altro ancora.
Quello era sempre lì. Sempre sorridente. Il suosguardo era sempre dolce e mansueto. Da vitello da latte.
Isabella fece ancora un passo; quello era semprelì, ad un passo da lei, bello di una bellezza selvaggia, da antico galate.
Tese una mano per toccargli il braccio.
Era forte, potente, vibrante… vivo!
Isabella ebbe una vertigine; il terreno le mancò sotto ipiedi e lui la sorresse. L’accolse fra le braccia… Il contatto con la pelle dilui… calda e viva…
“Santo cielo! – seguì un attimo di confuso e sbalorditosilenzio, poi - Ma… ma chi sei?... cosasei?”
“Sono Osor, mia signora. Sono la tua ombra e ti libererò…”
“… il cammino dalle insidie. Ho capito! – lo interruppe laragazza – Per la miseria! E’ proprio vero! Non sto sognando. Come èpossibile?... Eppure è accaduto. Sei qui. Davanti a me. E adesso che cosa devofare? Bisogna che ne parli a qualcuno… Ma che posso dire? Penseranno che siadiventata pazza e nella migliore delle ipotesi, penseranno ad uno scherzo. Chepasticcio!... Alì! Devo parlare con Alì.”
Passi in avvicinamento.
Isabella fece cenno alla creatura di nascondersidietro una tenda; l’altro ubbidì docile.
La porta s aprì e nel vano si stagliò la figuradi Alì; la ragazza lo chiamò, con voce concitata:
“Alì, sei tu? Vieni avanti. Presto.”
“Buon giorno Isabella. Come stai?”
“Come sto?... Ah!”
“Sei ancora molto pallida. – salutò il ragazzo entrando –Brutta nottata? Capisco Dopo quello che…”
“Oh, aspetta a parlare. – lo interruppe lei – Vedrai chesorpresa.”
“Ti vedo molto agitata. E’ successo qualcosa d’altro?”
“Osor!” chiamò semplicemente la ragazza e la creaturalasciò il nascondiglio.
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