Quando senti il tocco - come di vibranti dita vegetali
che invocano armonie tra fronde solitarie -
sfiorarti fin nel cavo della foglia più nascosta,
è culla per la linfa che credevi ormai dispersa
se pure sciolgono l' ormeggio che la mente incatenava
alla fonda umida e scura dove illusorio è il viaggio.
Allora come stormo di bianchi uccelli migratori
ti slanci smisurata verso balconi rosa di speziati orienti
mentre lo sguardo quasi scivola sul mare -
e deponi alla sorgente lucida degli occhi
la cupa eco di marinai ubriachi che tra fessure d'ombra
accerchiavano candele quasi consumate.
Molli la fune che ti sequestrava il mare - navigando
ormai senza più remi, o vele, spinta dal soffio
di chi da sempre, nel blu immenso, ti aspettava.
A Paolo Melandri
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