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Nell’ultimo sfumare del sole

Poesia

Fabrizio Oddi (Biografia)
Edizioni Nuova Cultura

Recensione di Francesco De Girolamo
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Pubblicato il 21/05/2024 13:37:00

 

Questa raccolta di poesie di Fabrizio Oddi, la seconda del suo percorso in versi, si presenta come espressione di un discorso compatto e omogeneo; e si dispiega, con misura e originalità, in un suo canto pieno, ben modulato, mai enfatico, mai esteriore o imbrigliato in palesi artifici formali. Possiede una sua indubbia eleganza stilistica, ma questa è un’eleganza naturale, tutta affidata al suo dire composto ed esatto, senza orpelli, o inutili acrobazie virtuosistiche di sorta. Ci troviamo quindi di fronte a un Poeta che istintivamente o volutamente, tende alla limpidezza, alla più estrema schiettezza, ostinata e coerente, nella ricerca di una sua personalissima dimensione espressiva.

I suoi versi, nell’intera raccolta, presentato richiami svariati a riferimenti culturali, persino eclettici, per molteplici aspetti. Non soltanto, infatti, quello letterario, che rimanda ripetutamente a modi e spunti tematici dell’ermetismo “civile” di Salvatore Quasimodo, ma anche ad echi, rimandi e omaggi al suo più amato Poeta-musicista, Fabrizio De André, nonché all’arte esemplare, quasi archetipica, del maestro del cinema svedese, gigante e genio della nostra storia culturale universale, Ingmar  Bergman, citato, evocato già nel titolo della sua precedente raccolta, “Il posto delle fragole”, qui divenuta sezione iniziale, ma arricchita da molti testi poetici non presenti in origine.

Non possiamo, tuttavia, non convenire che, pur nell’alveo di questi ed altri suoi dichiarati “numi tutelari”, la, sua rotta artistica si presenti decisamente estranea a vincolanti epigonismi, pedissequamente perseguiti, come troppo spesso accade nell’ultima Poesia italiana, e proceda invece autonomamente in una sua lineare, inedita e genuina, testimonianza esistenziale, sempre assai profonda, dialettica, impreziosita da un’indubbia ricchezza figurativa e lessicale, da una vigorosa tensione ideale, connotata da una composita e fedele indagine nei meandri della propria anima denudata, della propria più recondita memoria emotiva, di un’identificazione di sogni e speranze custoditi nell’intimo del suo essere.

Nella sua raffinata estensione compositiva dei molteplici e ben limati testi, possiamo rilevare, con pienezza di vividi riverberi, ulteriori preziosi elementi riferiti al mondo ellenico, o attinti da sapienti rimandi biblici, ed anche a riferimenti shakesperiani, ben dominati e giustapposti nel sostrato della tessitura e dell’equilibrata architettura dell’opera. In questa serpeggia spesso una nota di accorata malinconia, assai accorata, ma sempre contrastata da un afflato vitale che ne neutralizza la potenziale distruttività, in quanto lo sguardo saggiamente rivolto dal Poeta al cuore del reale del suo vissuto, che ci delinea così nitidamente le tracce del suo intimo sentire, rimane sempre permeabile, acuto e scabro, ricettivo ad ogni stimolo di superstite speranza, sempre come assetato di luce e di un riflesso del cuore stesso delle cose.

Attraverso continui sussulti di un’esistenza mansuetamente indomita, che non indugia mai nella sconfitta, ma riesce sempre a riversare nel mondo circostante la sua non scalfita fede d’Amore, la sua pena non arresa, la sua coraggiosa inquietudine infinita, la ricerca di un cammino nuovo, di una soglia aperta, di una franca, leale battaglia, di una ripresa, inarrestabile rincorsa, di una non svanita speranza di rinascita. Deve, quindi, il lettore essere grato ad un Poeta che sa condurlo con generoso slancio in questa tanto esaltante “cavalcata”, salda ed accorta, mai selvaggia e sfrenata, lungo gli argini del fluire dell’essere, con silenziosa fierezza, nel fresco profumo del verde dei sentieri di questa risalita verso una vetta mai raggiunta, alla quale l’ingenuo e puro cuore del Poeta e il suo limpido sguardo rischiarato non cessano di rivolgere la magica lente di un antico sogno di un forse non ancora impossibile Amore, “verso le comuni radici”, nel ricordo indelebile di una libera vita che continua, e sempre continuerà, il suo soave fluire verso lo splendore fulgido del mondo, anche “nell’ultimo sfumare del sole”.

 


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