Pubblicato il 02/12/2008 21:46:00
Stefano, il protagonista del libro, non mancherà di suscitare forte invidia in tutti coloro che si metteranno a leggere questo libro; bello, felice e pieno di successo in qualunque cosa egli faccia. Ma… c’è un ma, nel corso del libro egli vive vite differenti con degli “snodi”, ad un certo punto accade qualcosa, la sua vita prende una piega completamente diversa, sino a vivere vite completamente diverse nello stesso arco di tempo e nello stesso libro. L’autore, infatti, pone sul cammino di Stefano uno strano personaggio che, con toni sibillini, gli dice che qualcosa sta per succedere, un'altra volta, invece, “travestito” da benzinaio lo salva dal suicidio, poi scompare. Questi escamotage narrativi ricordano abbastanza da vicino certi telefilm, in cui appaiono personaggi – di solito vestiti di bianco – circondati da un alone luminoso, naturalmente solo il protagonista può vederli, ed essi scelgono di aiutare proprio lui per arcani ed incomprensibili motivi. L’autore ricalca un po’ le atmosfere di questi telefilm, costruendo un romanzo che diventa, con l’avanzare della lettura, sempre più irritante ed irreale, sino al finale, questo sì geniale, che lascia il lettore disorientato, e, in qualche modo, spiega il motivo di tutte le pagine precedenti. La nota biografica dell’autore ce lo descrive come manager messosi in pensione per dedicarsi alla scrittura, e questo getta un po’ di luce, a mio modesto parere, sulla struttura del romanzo: vi si leggono idee e situazioni molto ben costruite e ben pensate, mischiate a parti dall’aria un po’ raffazzonata, si ha l’idea che l’autore abbia avuto il nocciolo della storia, col finale sorprendente, in mente da molto tempo, e l’abbia elaborato nel corso degli anni, senza decidersi a trasformarlo in romanzo ma senza abbandonarlo; al momento opportuno l’ha messo su carta, costruendogli attorno la struttura romanzesca. Ed è proprio la sensazione di eterogeneità dell’opera, che ho avuto leggendo il libro, che mi ha fatto fare questa riflessione, con un certo rammarico, in quanto certe parti sono davvero belle ma altre sono proprio da dimenticare e certi dialoghi sono davvero imbarazzanti e ripetitivi. Resta comunque il fatto che è l’opera prima dell’autore, sebbene non giovanissimo, magari nel tempo riuscirà ad esprimere meglio le sue capacità. In conclusione questo “Storie di angeli” resta un buon prodotto godibile, soprattutto da chi ama un certo tipo di vicende, in cui il reale e la fantasia si mischiano e danno diversi aspetti e diverse conseguenze agli stessi fatti, un po’ come un film di qualche anno fa: “Sliding doors”.
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