MER. Così, gli Antichi egizi chiamavano la Piramide: Mer, “Dimora dello spirito” (tomba); con il termine Per, invece, indicavano la Casa o il Palazzo. Hut, per finire, serviva ad indicare la dimora in senso lato.
Il termine Faraone, ossia Per-oa, significa, dunque, Palazzo-Divino (incarnazione dello spirito Divino nel corpo mortale del Sovrano).
Era d’obbligo, tale premessa, per affermare che la Piramide, cioè la Mer, è una tomba o più esattamente, il veicolo attraverso cui il Ka (spirito) del Faraone, poteva raggiungere gli Dei e farne parte.
Da sempre la funzione delle Piramidi e del loro Guardiano, la Sfinge, ha scatenato ipotesi e speculazioni che negli ultimi tempi è diventata quasi ossessione.
Fin dai tempi antichi, l’imponenza e la forma delle Piramidi, come anche di altri monumenti del passato dalle forme bizzarre e dalle proporzioni colossali, hanno colpito la fantasia del viaggiatore.
Si sono cercati enigmi e misteri suggeriti più dalla suggestione che dalla conoscenza e si sono formulate teorie disinvolte, fantasiose, assurde e talvolta perfino ridicole, mai avallate da una seria ricerca scientifica o archeologica.
Quella dell’età delle Piramidi è un argomento che affascina l’uomo moderno il quale, vivendo nel mondo che conosciamo, ha bisogno di miti, leggende e fantasie.
Una fantasia è certamente quella di retrodatarne l’epoca di costruzione di qualche migliaio di anni, arrivando addirittura a scomodare antichissime civiltà come Atlantide (della cui esistenza non si hanno certezze) o gli extraterrestri, riconoscendo ai Faraoni e al popolo egizio, il solo ruolo di Custodi di quei capolavori di architettura, ingegneria e geometria.
E’ vero che ancora oggi non se ne conoscono bene le tecniche di costruzione e varie sono le ipotesi (alcune delle quali accettabili), ma è altrettanto vero che, accanto ad una Medicina assai progredita, gli Antichi Egizi disponevano di una Matematica e soprattutto di una Astronomia, con fini puramente utilitaristici. Studi e ricerche al riguardo, condotti con serietà, si ebbero solo nel secolo appena passato.
Si è cercato anche di attribuire la stessa mano alla costruzione delle Piramidi del Messico.
A parte la datazione, l’unico apparente riscontro lo si potrebbe avere nella forma “a gradoni” con la Piramide del faraone Djoser. Anche questa comparazione, però, cade se si riconosce una sostanziale differenza geometrica: quelle messicane, in realtà, non sono Piramidi, ma Tronchi-di-Piramidi.
Era sulla “terrazza” del Tronco che veniva collocato l’altare sacrificale, poiché era quella la sua funzione: un colossale altare sacrificale.
In Egitto, invece, era il Piramidion, cioè la cuspide della piramide, il punto centrale. Maat era il nome con cui si indicava il vertice della cuspide della Piramide e rappresentava la potenza e l’armonia cosmica: la Maat, per diritto di cronaca, era anche il potere concentrato nelle mani del Faraone che, della piramide-sociale, era il vertice.
Quando non si costruirono più Piramidi (dopo la XII Dinastia) si continuò a dotare le tombe di una cappella sormontata da un Piramidion.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le Piramidi furono frutto di ricerche, studi e tentativi falliti; di Piramidi (pur in rovina) se ne contano, in Egitto, più di ottanta, anche se quelle conosciute superano di poco il numero delle dita delle mani.
Ancora una precisazione, prima di fare un elenco di quelle più note: quello che noi gente moderna chiamiamo genericamente Piramide, era in realtà un grande complesso architettonico racchiuso da uno o più muri e costituito da diversi corpi:
- la Piramide
- il Tempio Funerario
- la Via Processionale
- il Tempio a Valle (con prospiciente il molo d’attracco)