Pubblicato il 24/03/2012 22:13:54
Che cosa facevamo noi ragazzi della contestazione innamorati dei nostri mostri sacri e delle canzoni di Joan Baez il 16 marzo del 1968, mentre a My Lai , durante la guerra vietnamita, (ascoltavamo, intanto, senza conoscere davvero la bestialità umana “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”) La sacralità dei tre regni della vita veniva violata: uccisi gli animali, bruciate le piante, gli uomini massacrati ed alcuni gettati nell’acqua di un canale dove si ripiegarono nudi tingendola di sangue nudo dopo una pioggia dura di proiettili. Quale manifesto scrivevamo, bevendo coca cola, contro i potenti Mentre un bimbo di pochi mesi guizzava fuori dall’acqua come un pesciolino d’argento, tutto lacrime e scaglie di terrore , e Calley, il tenente, gli sparava alla testa solo per esercitare la mira? E che cosa speravamo noi, fumando qualche canna e baciandoci Mentre lo stesso giorno dopo mezz’ora altri soldati nordamericani sterminavano i sopravvissuti: una bambina accoltellata alla schiena cadde nel caldo della camiciola di tela, ed una ragazza dopo la violenza fu finita, mentre urlava il suo terrore a Dio, dalla canna di un M16 infilata nella vagina (così andò a pezzi la sua dolce stanza fertile che cullava le prime settimane del suo primo bambino), e le ossa delle anche schizzarono in piccole schegge e dalla bocca fiorirono mille papaveri sanguigni che adornarono le tuniche bianche degli angeli e dei santi in paradiso. Ma noi ragazzi della contestazione dell’anno 1968 non trovammo mai il nome della tragica sposa vietnamita leggendo i libri di Marx di Mao e di Marcuse o nei sonetti dei poeti maledetti francesi che ci rendevano più forti e sfrontati. Perfino Cristo non soffrì così tanto. Perfino lui si dimenticò di Calley. Ma Calley disse dopo che non aveva fatto nulla di male e che per quanto lo riguardava avrebbe messo “tutte quelle scimmie gialle su barchette e spedite in mare dove volentieri le avrebbe affondate”. E Calley scontò solo tre anni e mezzo di arresti domiciliari (Infine aveva fatto il suo dovere di soldato, che non può permettersi In guerra d’essere anche un uomo, e che deve solo ubbidire e sterminare) e visse a lungo, ma sempre senza rimorso, fiero di se stesso, e della morte di così tanti civili che per contarli e ricordarli, uno al giorno, un minuto di silenzio, ci vorrebbe un tempo [ più lungo di un anno. Dov’è adesso Calley? Chi fra i tanti morti è riuscito a dire: io ti perdono?
« indietro |
stampa |
invia ad un amico »
# 14 commenti: Leggi |
Commenta » |
commenta con il testo a fronte »
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Franca Alaimo, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.
|