Pubblicato il 21/03/2012 10:02:21
A Ville Turro ci sono molte case - la più lontana tra le querce era quella che ci faceva più paura quando una sera tra le ortensie lungo il viale ci abbiamo fatto un appostamento io e due compagni - ma era tardi e le pasticche avevano già fatto la magia del silenzio. Per il resto - anche nella mia - piccole sbarre in alto sulla finestrella che potevi anche non vedere se non alzavi molto gli occhi e poi la camere singola, spaziosa non dava adito a sospetti.
Acquattata sull’erba del giardino - a giugno profumava - spiavo l’arrivo dei giovani dottori: la psichiatra liberava dal casco i capelli lunghi e biondi scendendo dalla moto - lucido centauro in nero, belle gambe fasciate in una nappa di gran pregio. Facevo ritratti per passare il tempo - li ho ancora in una cartella: . il viso lungo del giovane arrapato e dolce, il signor Giovanni venuto su da Napoli per una depressione, gli occhi chiari da Van Gogh del giovanotto sordomuto - e tanti altri. Angela gentile comprava di nascostole pastiglie per la tosse alla mamma bambina che ci si faceva e una volta è andata in coma - infermieri in tumulto quella notte a trasportarla in fretta in ospedale. Marta alta e saggia, che aveva troppi e forti mal di testa e la stanza fissa, aspettava la sera l’innamorato dall’altra casa - quando lo stomaco glielo permetteva la portava fuori, col permesso del caporeparto.
Le sere di giugno era bello uscire nel giardino – non mi faceva più paura. Anche perché c’era un cancello tutto intorno, come un anello. Venivi solo tu papà, sempre alle sei, ho fatto anche a te il ritratto: il viso immensamente triste mascherato di finta calma - espiavi? Eri fatto così, forse per questo le coronarie a un certo punto non hanno retto, cinquanta giorni di ospedale ti hanno regalato altri quindici anni. Venivi solo tu, alla mamma facevano impressione quelle sbarre, la sorellina troppo giovane per non disprezzare inconsciamente chi spreca così la vita in alienazione d’energia vitale. Un vero scempio.
Lui, il mio uomo era spaventato e aveva gridato TU COSA FAI QUI? vedendomi seduta al bar a ridere e giocare a carte con i matti - ma poi eravamo usciti, abbracciati. E ancora mi chiedo dopo trent’anni che cosa sono state Ville Turro, verde parco nel cuore di Milano, chiuso agli sguardi di chi sta fuori. Forse un apprendimento. Prima mi guardavo, adesso cautamente mi vedo e ho tenerezza per chi m i ha preceduto nello scomparire - ho tenerezza per il loro travolgente , dissestante amore che mi ha fatta come sono.
Vedo scintillare tra i bagliori frantumati del ricordo i loro volti. E finalmente li vedo sorridenti, e dopo tutto è un bello sguardo.
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