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Anna Maria Luisa De’ Medici Elettrice Palatina – La donna che salvò buona parte del patrimonio del casato De’ Medici
Anna Maria Luisa nacque a Firenze nell’Agosto del 1667.
Figlia di Marguerite Louise d’Orleans e Cosimo III De’ Medici.
Il destino dell’ultima della stirpe medicea non fu tra i più rosei. Ella sarà affidata ad una schiera di persone che se ne prenderanno cura, in quanto rare saranno le occasioni nelle quali potrà incontrare sua madre dedita agli svaghi che le piacevano e noncurante della propria figlia. Anna Maria Luisa ebbe la fortuna di avere accanto sua nonna Vittoria.
Alla nonna va aggiunto l’affetto sincero che Anna Maria Luisa nutriva per suo Zio il cardinale Francesco Maria, al quale era molto legata anche in conseguenza di una fitta corrispondenza che intercorreva fra loro.
La futura lettrice Palatina era molto orgogliosa di fare parte del casato De’Medici, e divideva il tempo fra lo studio e gli esercizi all’aria aperta.
Imparò perfettamente il francese e discretamente la lingua tedesca, mostrò grandi attitudini verso il latino, la musica e il canto.
Cosimo III, suo padre adorò Anna Maria Luisa, ma era anche consapevole che era giunto il momento del distacco dalla casa paterna e cercare uno sposo per la figlia che fosse di alto grado, così come spettava a una donna Medici.
La scelta cadde su Giovanni Guglielmo di Sassonia, Elettore Palatino.
Il matrimonio, per procura fu nell’Aprile del 1691, dopo qualche giorno, Anna Maria Luisa, accompagnata dal fratello Gian Gastone partì per incontrare il marito a Dusseldorf.
Il ritratto che Anna Maria Luisa aveva mandato a Giovanni Guglielmo era fedele, e egli fu lieto di constatare che di persona Anna Maria Luisa era ancora più bella.
Il pittore di Corte Van Douven al quale venne affidato il compito di ritrarre Giovanni Guglielmo e la sua sposa, fece un mirabile lavoro di pennelli ritraendo l’Elettore Palatino con ampia parrucca e cappello piumato, mentre per Anna Maria Luisa fu evidenziato l’ampio scollo che metteva in evidenza la bellezza del collo, esaltando la bellezza dei suoi lineamenti nobili da vera principessa.
Anna Maria Luisa, come donna, volle interpretare il ruolo di Elettrice Palatina, curando una piccola corte del palazzo e il suo funzionamento.
Tutto ciò fino a che con la morte del marito Anna Maria Luisa, fu costretta ad adoperarsi, intervenendo anche sulla politica di Stato.
La sua vedovanza la costrinse, in seguito a tornare a Firenze, dove fu accolta con onori regali.
Era chiaro che i Medici stretti fra spagnoli e austriaci avevano ben compreso la loro fine certa. Il problema si fermava a chi potesse essere il padrone più accettabile, sebbene fra spagnoli e austriaci il danno sarebbe stato ugualmente mortale.
Anna Maria Luisa aveva sorriso nel leggere l’atto ufficiale che sanciva l’investitura dei Lorena, ella aveva avuto la consapevolezza che , quel trattato , se letto con attenzione estrema, riportava i Medici ad essere sudditi del Sacro Romano Impero.
Il 13 Luglio del 1737 i Lorena avrebbero giurato fedeltà, convocando il Senato dei quarantotto a Palazzo Vecchio.
Il principe di Craon, così pieno di sussiego, aveva giurato e spergiurato fedeltà come Granduca di Toscana, e decantato nel contempo le lodi degli scomparsi Ferdinando e Gian Gastone, fratelli di Anna Maria Luisa, continuando, per portare il popolo alla conoscenza , che la sua saggezza sarebbe stata messa alle esigenze dello stato, amministrando tutta la Toscana.
Anna Maria Luisa provò sdegno davanti a tutti coloro che in precedenza erano stati fedeli servitori di suo padre e dei suoi fratelli, ed erano ora pronti a prestare i loro servizi al nuovo Granduca, davvero segno di incredibile mutevolezza.
Con il passare degli anni, Anna Maria Luisa, continuava ad essere trattata a Palazzo Pitti, con onore e rispetto, viveva in un ala del palazzo circondata dai tesori d’arte della sua famiglia,ma in cuor suo era convinta che il popolo fiorentino avrebbe voluto che fosse lei a condurre le redini del Governo.
Di lei scriveva Sir Horace Mann …” L’elettrice Anna si è circondata di tutto ciò che l’arte e l’abilità dei preziosi possono inventare e le ricchezze procurare : gioielli, metalli preziosi, abbigliamenti costosi le si ammassano intorno”.
Lo stesso Sir Horace Mann, scrive in una delle sue solite lettere…In Firenze il Carnevale è stato rovinato, l’Elettrice Palatina si è spenta un’ora fa e noi dobbiamo rinunciare a tutti i bei progetti di mascherate…Tutta la nostra gioia è finita: Anna Maria Luisa aveva scritto una pagina, che oggi si conserva nelle Cappelle Medicee di Firenze, che valeva più di ogni altro dono per la città e anche per l’Italia: quel patto di famiglia, da lei voluto e firmato a Vienna alla fine dell’Ottobre 1737 (dopo pochi mesi dalla morte del fratello Gian Gastone), dove all’articolo III, lei, in qualità di legittima erede di tutto il patrimonio mediceo, ne faceva dono munifico alla Toscana.
La concessione dello Stato di Lorena, da parte delle potenze europee, aveva deliberato, infatti che i nuovi governanti non avrebbero potuto toccare nulla del patrimonio mediceo, ma era stato compito di Anna Maria Luisa preparare l’accordo che sancisse il tutto ufficialmente.
E Firenze si trovò padrona e per sempre, della più enorme eredità che si possa immaginare.
Erano i quadri e le statue che ornavano la Galleria degli Uffizi e il Palazzo Reale, tutte raccolte di gemme: quelle dei cammei, tutte le suppellettili rarissime che arricchivano le residenze dei Medici; i libri della Biblioteca Palatina e di quella Medicea in S.Lorenzo, tutta la collezione di antichità etrusche ed egiziane, i rari pezzi di maioliche italiane e straniere, le opere del Donatello, del Verrocchio e di altri famosi scultori, la Sagrestia Nova con le opere di Michelangelo,servizi da tavolo in oro, argento, e porcellana e altro.
L’articolo relativo a questa donazione era chiarissimo e recitava : Egli (Francesco III di Lorena) si impegna a conservare, a condizione espressa tutto ciò che è di ornamento dello Stato, pe utilità del pubblico e per attirare la curiosità dei Forastieri, ,non sarà nulla trasportato a levato fuori della capitale dello Stato e del Granducato”.
Non tutto andò come lei sperava, trasgressioni ai patti furono fatte e non poche.
Il guardaroba mediceo fu in parte venduto e in parte ridotto in stracci, altri abiti di finissima fattura, contenenti perle e preziosi, subirono lo scempio di diventare disadorni delle pietre stesse.
Così finiva una grande casata, quella dei Medici, ma è di certo all’ultima discendente che dobbiamo la conservazione di opere preziose in Firenze, che vengono puntualmente visitate da tutto il mondo, patrimonio e vanto dell’arte italiana.
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