Pubblicato il 06/03/2012 18:04:09
Da sopra le sbarre d’una panca lo spiavo: leggero, fragile, indifeso tra i venti ai più forti, alle correnti, concorrenti, beccava meccanico l’arido cemento e non parlava; monotono a tratti scambiava lo sguardo mio triste col guardo suo triste di pianto e non spauriva, forse non soffriva; spariva, tornava, era dietro la gamba nera. Entrambi eravamo in gabbia.
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