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Spirabole

Racconti

Stefano Redaelli
Città nuova

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 21/11/2008 16:44:00

Le spirabole, ci informano i simpatici protagonisti del primo racconto, sono parabole, ovvero racconti – fatti di parole – che hanno la forma di una spirale, come il Dna, atte a mostrare la complessità del mondo. Nel racconto che chiude la raccolta l’autore ci dice che il commettere errori è simile ad un cerchio la cui circolarità ci trasporta e ci riconduce nel punto in cui si verifica l’errore, una spirale, invece, sembra ritornare anch’essa nel medesimo punto, così come il cerchio, ma un piccolo scarto verso l’alto la porta oltre, più avanti, evitando il fatidico punto con l’errore. Tra queste due definizioni del singolare titolo del libro, l’autore ci conduce nel mondo dell’errore umano e dell’emendamento da esso, ottenuto semplicemente con quel piccolo scarto che trasforma il cerchio in spirale, sufficiente ai protagonisti per vedere le proprie esistenze “girare” apparentemente intorno ad uno stesso punto, ma in realtà trovando quella evoluzione e quella capacità di andare avanti che trasforma il sopravvivere in vivere. Alcuni racconti sono giocati sul bilico tra due aspetti contrastanti ma che vengono rivelati – spesso – come complementari: il vedere e il non vedere, potere camminare o essere infermi; chi vive la condizione disagiata riesce a dimostrare a chi invece è più fortunato, come le due condizioni siano solo due aspetti della medesima spirale verso il futuro, basta osservare da un punto di vista diverso e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, anche le condizioni che parrebbero deteriori, se vissute con uno spirito nuovo, sono vie verso il futuro e la felicità, al pari delle altre. In un altro racconto, questo aspetto della doppiezza dei casi della vita si esprime come un incontro mancato, ma desiderato dal sovrapporsi di due volti, che per uno dei protagonisti diventa un sentimento circolare che si avvita sterilmente su se stesso, mentre per l’altra è solo la voluta di una spirale nel suo percorso verso altrove; anche qui, con grande abilità, l’autore mostra come cambiando il punto di osservazione, due storie apparentemente sullo stesso piano, in realtà sono assai diverse.
I racconti sono densi, nella loro brevità, di significati, alle volte moraleggianti, ma sempre incisivi, quasi fulminei, aprono squarci sulla realtà, attraverso i quali è possibile cogliere le anime dei protagonisti alle prese con una decisione, un cruccio, una scelta. La brevità dei racconti non è però scialberia o mancanza di profondità, abilmente, l’autore, attraverso dialoghi e pensieri, riesce a costruire tutta la “scena” senza introdurla all’inizio, ma componendola sul tessuto propriamente narrativo, mentre la storia vede il suo svolgimento. La scrittura è felice, l’autore dimostra un’ampia erudizione, anche ponendo all’inizio di ogni racconto una poesia o altro brano che, come in una partitura, indica al lettore “il tempo” del brano. Tuttavia questa erudizione sia letteraria che scientifica – l’autore è un fisico – resta di sottofondo – gradevolmente – non ostentata, ma usata qua e là per sorreggere e dare una luce particolare alla costruzione dei racconti; in genere il fraseggio è breve e serrato, retaggio della formazione scientifica dell’autore. Tornando ai racconti, nell’ottica di partiture, ricordano quasi un andante o un presto, a sottolineare la dinamica generale del libro, il suo andare verso il futuro; addirittura il fraseggio serrato giunge, a tratti, ad evocare certi fenomeni della natura quale lo scorrere di un ruscello. Sebbene l’autore dispieghi una notevole abilità di scrittura e ci proponga racconti presi sia dal mondo del quotidiano, pieni di realtà, sia dal mondo dei sogni, lo fa in modo molto semplice, optando spesso per parole chiare, immediate e facilmente comprensibili, pur non rinunciando a proporre una sorta di morale, suggerita in un elegante sussurro narrativo.

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